la campagna rallenta, le prime dosi dimezzate

La gara di vaccini rallenta. Gran parte dell’amministrazione è focalizzata sui booster, il che significa che un segmento significativo della popolazione dovrà aspettare prima di intraprendere la strada della vaccinazione. Per luglio è stato confermato il calo del 30% delle dosi somministrate da Pfizer (li aveva anticipati a giugno) e le Regioni rischiano ora di rimandare le riserve già concesse. Ecco, mentre ripetiamo ogni giorno che la variante Delta si può fermare solo effettuando il maggior numero possibile di vaccinazioni e nonostante il terzo trimestre dovrebbe essere quello dell’ultima spalla al Covid grazie all’abbondanza di fiale, ci accorgiamo che l’estate sta rallentando.

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CONFRONTO
L’assessore alla salute dell’Emilia-Romagna, Raffaele Donini, è il coordinatore sanitario all’interno della Conferenza delle Regioni. Spiega: “Siamo preoccupati, come le altre regioni, per il calo delle quantità a luglio. Ci auguriamo che dal confronto nazionale possano venire elementi di certezza, garantendo la somministrazione delle seconde dosi ed evitando il rischio di posticipare parte delle riserve per la prima che ancora oggi sussiste”. Dal Lazio, regione in cui, in percentuale, sono stati vaccinati più cittadini, conferma l’assessore alla salute, Alessio D’Amato: “Potremmo essere costretti a posticipare di una settimana le prenotazioni che avevamo stanziato tra l’11 e il 18 luglio. “Il commissario Figliuolo ha ridotto il nostro obiettivo da 60.000 a 50.000 dosi giornaliere, è chiaro che c’è un problema di approvvigionamento. Ma non la Lazio infatti, si affida solo a Pfizer e Moderna. Dovremmo ottenere un anticipo sulle forniture previste per il tutto il terzo trimestre. “Secondo Donini, accelerare, invece di rallentare, con le vaccinazioni, servirebbe anche a raggiungere le 12 alle 18, con l’obiettivo di garantire un rientro sicuro a scuola a settembre. “Ci deve essere un principio – dice l’assessore dell’Emilia-Romagna – più formazione a distanza per i bambini vaccinati”.

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Ma cosa dicono i numeri sul rallentamento della corsa alle vaccinazioni? Premessa: il piano vaccinale del commissario, entro fine luglio, prevedeva che il 60% degli italiani fosse immunizzato; oggi siamo a 30 e sembra improbabile che la percentuale raddoppierà in quattro settimane. Non solo: la media giornaliera della scorsa settimana era di 542.000 iniezioni, nella precedente era di 539.000, in compenso era di 547.000. Insomma, siamo in una fase di stagnazione, non di accelerazione. Ci aspettavamo, però, un’estate ricca di dosi disponibili. Con un’aggravante: le Regioni utilizzano AstraZeneca solo per promemoria perché gli over 60 non vaccinati non lo vogliono nemmeno a Johnson & Johnson ora viene dato molto poco, il 40 percento è ancora nei frigoriferi. “E’ inspiegabile – dice D’Amato – usiamo J&J, se andate a controllare il rapporto AIFA sugli effetti avversi dei quattro vaccini, è quello che ha il minor numero di segnalazioni in percentuale. Impostate una campagna di vaccinazione. , anzi, su un unico vaccino, Pfizer, ci porterà inevitabilmente come Paese a un rallentamento”.

RICHIAMA
Il fisico Francesco Lucchetta ha realizzato un grafico per mostrare come si sono fermate le prime dosi nelle ultime settimane. “Avevamo addirittura raggiunto i 500.000, ora sono crollati a 250.000 al giorno”, spiega su Twitter. Questo può essere un problema a lungo termine. Va detto che, per arginare la variante Delta che ha dimostrato di bypassare solo la prima dose, l’Italia ha deciso di ridurre i tempi di attesa per il richiamo. Ma questo ha avuto l’effetto collaterale di un clamoroso rallentamento delle prime amministrazioni. Con il rischio, presto, di scoprire che una parte significativa della popolazione a settembre non avrà nemmeno avviato il processo di vaccinazione.

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