Dal governo rosso di Danimarca una lezione arriva alla sinistra italiana, impegnata invece in prima linea in battaglie considerate prioritarie come la legalizzazione della cannabis e lo ius soli. L’esecutivo socialdemocratico del premier Mette Frederiksen (centro-sinistra) ha presentato un disegno di legge per obbligare gran parte degli immigrati che ricevono sussidi dichiarare di lavorare 37 ore settimanali per poter beneficiare del contributo. Si tratta di una soluzione avanzata per favorire un’efficace integrazione dei rifugiati, evitando così di avere nel Paese”troppi stranieri disoccupati, soprattutto di origine non occidentale“.
Sussidi solo a chi lavora
Pertanto, il governo danese sta seriamente valutando di subordinare la concessione delle prestazioni sociali agli immigrati al completamento di un certo numero di ore lavorative settimanali, dopo aver ricevuto una formazione professionale da agenzie governative e autorità locali. L’intenzione è ovviamente quella di garantire che gli stranieri agiscano nel campo dell’integrazione senza usufruire degli aiuti economici forniti dallo Stato. Nello specifico, leggiamo su Gratis, Frederiksen desidera applicare questa regola a tutti gli immigrati che ricevono il sussidio”per 3 o 4 anni“e non sono ancora passati”Esami di lingua danese livello 2“.
C’è poi il “fattore donna” da considerare. Il provvedimento doveva motivare soprattutto le donne musulmano lavorare e non trasmettere l’idea del mantenimento eterno grazie ai sussidi, anche perché”ogni 10 donne immigrate da Medio Oriente, Nord Africa e Turchia, 6 non lavorano“.
Gli immigrati ei loro discendenti rappresentano il 14,1% dei quasi 6 milioni di danesi; i gruppi più numerosi provengono da Turchia, Siria e Iraq. La sintesi della proposta è chiara: “Se vieni in Danimarca, devi lavorare e mantenere te stesso e la tua famiglia. Se qualcuno non può mantenersi, deve avere il dovere di partecipare e contribuire con ciò che equivale a una normale settimana lavorativa per ricevere l’intero beneficio.“.
L’attacco di sinistra
L’intervento del Partito Rosso non poteva fallire, subito scavalcato le barricate contro le intenzioni dell’esecutivo stigmatizzato Mette Frederiksen. L’opposizione Alleanza Rosso-Verde è convinta che riformare il governo sarebbe”pazzo“perché questo rischierebbe di provocare un calo del livello generale dei salari in Danimarca. Critica anche la voce di Mirka Mozer, responsabile di un’associazione locale impegnata a favorire l’integrazione sociale degli immigrati, secondo cui la proposta è”non molto ambizioso“: secondo lui bisogna far lavorare gli immigrati”per più di 37 ore settimanali“.
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