Tutte le rievocazioni finora fornite dai colleghi che hanno curato la notizia dell’intervista tra gli ultras e Gigio Donnarumma sono angoli diversi di quanto accaduto sabato a Milanello. Sono state ore frenetiche di controlli e contro-controlli, perché prima di scrivere questo editoriale, ci è voluto un lavoro scrupoloso per mettere insieme i pezzi del puzzle. La delegazione della Curva Sud che si è riunita intorno alle 11.30 fuori Milanello era molto numerosa e una volta fuori Milanello ha chiesto di poter parlare con Gigio. All’inizio non voleva, ma poi ha accettato il confronto. Non si sa se sia stato spinto o meno da qualcuno, ma dobbiamo riconoscere che ha preso in mano il coraggio e ha accettato il faccia a faccia. Qui è iniziato il dialogo tra le parti, con toni diretti ma mai aggressivi degli ultras. La prima domanda che gli è stata posta è se avesse firmato per la Juventus e successivamente non avrebbe giocato domenica sera se fosse stata ricevuta una risposta affermativa. Donnarumma ha ribadito di non aver firmato nulla con la Juventus, che è lui che vuole decidere il suo futuro e che la sua volontà è quella di restare al Milan. Ha confermato il fatto che gli è stato detto che ha tutte le carte in regola per poter diventare il Totti del Milan e che a Milano non gli manca nulla per essere il migliore di tutti. Qui gli ultras hanno violato quella che è la vera volontà di Gigio, che in città sta facendo bene, a Milano è trattato come un pascià da tutti e dove è diventato anche ricco, ricchissimo. Inutile dire che è stato riconosciuto per il suo valore con un bonus per i migliori giocatori. L’offerta da 8 milioni di dollari di Maldini e Massara rappresenta un ulteriore miglioramento. Al termine dell’intervista, Donnarumma è tornato in casa rossonera e ha sfogato la sua tensione in un grido di liberazione. Perché Gigio è alle prese con questa situazione, di cui è anche co-colpevole. Arrivare a questo punto senza imporre la sua volontà al modus operandi del suo agente, come ha fatto 4 anni fa, è colpa sua. Conosco personalmente Gigio da quando aveva 14 anni, ma a 22 deve avere il coraggio di agire con forza.
Perché Mino Raiola, che è un grande agente, fa davvero del suo bene? Sottoporlo a questo stress, che sa benissimo che Gigio ancora non riesce a sopportare e gestire, lo mette in difficoltà. E come abbiamo detto in una recente puntata di MilanNews su Podcast, la sua “fortuna” è stata che gli stadi fossero chiusi, altrimenti avremmo assistito a una partita di strage o all’indifferenza dei tifosi del Milan, che hanno già potuto perdonarlo e reintegrarlo una volta (febbraio 2018 dopo Ludogorets-Milan 0-3). Ora Mino probabilmente andrà all’attacco dicendo che non avrebbe dovuto venire al confronto con i fan, che hanno minacciato Donnarumma (che è sbagliato) e altre espressioni del repertorio, per farmi piacere quello che è successo nel 2017.
Domenica, probabilmente, si deciderà tutto o quasi tra chi andrà in Champions tra Juventus e Milan e chi, in quel momento, prenderà la posizione forte con Donnarumma. La posta in gioco è molto, sotto tutti i punti di vista. Dobbiamo sfatare il tabù dello Juventus Stadium con un grande sforzo di squadra per centrare il bersaglio e, chissà, cambiare ancora le carte per Gigio.
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“Cade molto. Piantagrane. Creatore totale. Appassionato di caffè. Pioniere orgoglioso del bacon.”
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