La vita dell’Inter non è più così comoda

“Metti della musica leggera perché non voglio niente, anzi molto leggera”. Tormentalo già al limite della resistenza. E pensare che è passata solo una settimana dalla finale di Sanremo. Una settimana durante la quale la canzone di Colapesce e Dimartino sta spopolando ovunque, martellando i timpani anche di chi l’ha apprezzata fin dal primo momento. Ma cosa c’entra questo con l’Inter? Ha qualcosa a che fare con questo. D’altronde quasi tutto e quasi niente ha ancora a che fare con l’Inter. Se Musica Leggissima è lo slogan della scorsa settimana, uno slogan che è quasi scomparso dalla bocca di chiunque è lo stesso piercing ai timpani che, da mesi, colpisce la squadra di Antonio Conte, cioè “Inter favorita dopo l’uscita dalle coppe”.

L’inesorabile tramonto di quanto sopra leitmotiv non si deve certo ai talenti di Colapesce e Dimartino, ma a quelli della vecchia conoscenza Inter Sérgio Design che nonostante l’inferiorità tecnica e numerica ha vinto una qualificazione ai quarti di finale di Champions League, escludendo la tutt’altro che costosa Juventus dalla suddetta competizione (Il 2002 non si dimentica mai, dicono i protagonisti di quell’anno. E Sergio era uno di loro). Ma non torniamo indietro e torniamo a martedì scorso, il Porto ha ucciso in Champions la Juve, che oggi non può più avere la scusa della gara di mercoledì che distrae e prosciuga le energie del campionato. Conseguenza diretta della cosa, la morte improvvisa dello slogan “Inter favorita senza coppe”, una massima matematicamente discutibile, tuttavia. Ma così sia e sospiriamo con un “oggi e sii sempre lodato”. Dobbiamo quindi eliminare Colapesce e Dimartino. Vero? No.

Troppo facile. Perché l’Inter, a differenza delle altre, può beneficiare dell’intera rosa a disposizione, soprattutto perché anche Sensi e Vecino sono nuovamente idonei: Conte può contare su tutto il suo esercito senza dover affrontare gli imprevisti. Cit.

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“Riprova, avrai più fortuna.”
Dopo vari malanni che hanno compromesso prestazione e continuità, arriva la notifica dell’Inter: “Arturo Vidal a sottoporsi a meniscectomia mediale selettiva artroscopica del ginocchio sinistroUn intervento perfettamente riuscito ma che toglierà il cileno dai piani tattici di Antonio Conte per almeno tre settimane. Vuoi che questo sia un problema? D’altra parte, Vidal aveva perso quota rispetto a Eriksen nelle gerarchie tattiche. Ma Sky irrompe da Appiano con l’annuncio di una “leggera infiammazione al ginocchio sinistro” per il danese, in dubbio quarantotto ore prima del match di Torino. Questo favoritismo non deve essere fatto, pensano i pessimisti, è il karma che pensano gli haters (karma … e allora?).

Eppure il favoritismo, in relazione ai pubblici ministeri, esiste eccome. Per dire che lo è Antonio Conte che, come direbbe il brutto, “non ha problemi” a dare spiegazioni e rispondere a domande di cui farebbe volentieri a meno, e così sia. Silenzio in aula per favore, ed è il primo a tacere: niente conferenza stampa e una parola per terra. Dove il pomeriggio di Conte con il Torino dovrebbe lasciare Eriksen in panchina, per una semplice conservazione, schierando Roberto dal primo minuto Gagliardini. Lo stesso che nel post Covid l’Inter era stata “la variabile più costante di questa squadra” come l’abbiamo definito. Il giocatore da sempre titolare e mai sostituito, che ha dato a questa squadra sicurezza e solidità difensiva, con una percentuale di precisione nei passaggi abbastanza alta che aveva beneficiato della fiducia indiscussa dell’allenatore. Con il pieno recupero di Vidal ed Eriksen, l’italiano perde terreno senza mai essere considerato un gradino più basso di chi ha calcato più di lui. Non a caso è quasi sempre il primo ad essere citato dall’allenatore che, quando parla di “grande abnegazione da parte di tutti”, ama parlare di “chi non gioca. Gagliardini, Kolarov, D’Ambrosio, Young, Pinamonti, Vecino che si è ripreso, lo stesso Sensi “, insomma, del suo gruppo di cui è tanto orgoglioso, compatto grazie all’alchimia creata in cui” ci arriva prima di me , il vero segreto di questa Inter “.

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Quindi silenzio per favore. Soprattutto al convegno, dove Conte non ha niente da dire, e ancor meno per rispondere a un molto citato “teme il vantaggio che potrebbe trarre la Juventus dall’esclusione dalla Champions League?”. Perché la risposta sarebbe no. Una risposta che quasi certamente verrebbe distorta come autoreferenzialismo e arroganza, ma che semplicemente sottintende che “nulla è cambiato dallo scorso weekend, come dallo scorso gennaio”. Ma in Italia, si sa, la memoria è breve. E il favoritismo da quando ha lasciato l’Europa ha risuonato più a lungo e più forte del lato negativo di inizio stagione, quando a differenza di tutti gli altri, un nuovo anno è iniziato con una sola settimana di “riposo” nelle gambe e nella testa. E per evitare malintesi, Conte tace, chiude bocca e occhi a chi ha finora considerato “comoda” la vita dell’Inter.

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