In Turchia si annida uno scenario Trump-Bolsonaro in cui un presidente in carica non riconosce la sconfitta elettorale. Così dice l’esperto turco Joost Lagendijk in Big Five di BNR. Lagendijk non esclude questo scenario ora che gli estremisti del governo Erdogan definiscono le elezioni un “colpo di stato dell’Occidente”. “In realtà, ho più paura dei giorni dopo le elezioni che della corsa alle elezioni”.
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La Turchia eleggerà un nuovo presidente il 14 maggio. Sarà rieletto il presidente in carica Recep Tayyip Erdogan o il suo leader dell’opposizione Kilicdaroglu. Quest’ultimo rimane sotto il 50% dei voti in tutti i sondaggi e ciò significherebbe che deve svolgersi un secondo turno. L’opposizione teme però un possibile scenario in cui Erdogan non accetti la sconfitta.
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Scenario Trump-Bolsonaro
Secondo l’esperto turco Joost Lagendijk, il presidente e gli estremisti del partito al governo AKP si stanno già preparando. “Puoi già vedere la tendenza preoccupante negli ultimi giorni dello stesso Erdogan, ma anche di alcuni dei suoi ministri estremisti, a dire: ‘L’intera elezione è in realtà un grande tentativo di colpo di stato da parte dell’Occidente. E non possiamo accettarlo. E se le elezioni devono essere vinte dai voti dei curdi, allora non possiamo accettarlo”. In altre parole, assomiglia già un po’ allo scenario Trump-Bolsonaro in cui il presidente in carica non accetta di perdere.
Secondo Lagendijk, molte persone stanno trattenendo il fiato e quindi sperano che finisca dopo il primo turno. Non è improbabile che in queste due settimane tra il primo e il secondo turno, Erdogan scenda in piazza “con ogni tipo di inganno, minaccia e forse anche violenza”. “Purtroppo, non puoi escluderlo.”
Colpo di stato occidentale
Lagendijk dice che in realtà ha più paura dei giorni dopo le elezioni che della loro preparazione. Nei giorni scorsi ha segnalato un cambiamento nel discorso e negli slogan utilizzati. Ad esempio, cita le dichiarazioni del ministro dell’Interno turco Süleyman Soylu che, durante un incontro a Istanbul, ha descritto le elezioni come “un tentativo di golpe in cui confluiscono tutti i preparativi per eliminare la Turchia”.
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Secondo Lagendijk, questo indica una cosa: “che anche i sondaggi interni dell’AKP non sembrano buoni, perché altrimenti non diresti che le elezioni sono un colpo di stato. Ma indica anche che stiamo giocando con l’idea, lo dico con molta cautela, soprattutto se le differenze sono minime al primo turno, di non accettare il risultato delle elezioni. Erdogan e il suo partito non lo hanno fatto a Istanbul nel 2019”.
Lagendijk non esclude possibili violenze, sebbene ciò non sia esplicitamente affermato o minacciato da nessuna parte. “Sappiamo che negli ultimi anni lo stesso Erdogan ha creato delle milizie private armate, di cui nessuno sa esattamente chi le controlli tranne Erdogan. Ci sono persone, e temo abbiano ragione, che hanno paura di essere mandate in strada a creare guai, caos. Purtroppo non lo si può escludere in un paese come la Turchia, non certo con la mentalità di Erdogan e di alcuni dei suoi irriducibili sostenitori in questo momento.
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