La fauna selvatica sta ancora andando male in tutto il mondo, ha affermato il World Wildlife Fund (WWF) nel nuovo giovedì Rapporto sul pianeta vivente. Secondo l’organizzazione per la fauna selvatica, la fauna selvatica deve affrontare una “doppia emergenza” di cambiamento climatico e perdita di biodiversità.
I gruppi in cui vivono gli animali selvatici – le popolazioni – continuano a ridursi di dimensioni. Tra il 1970 e il 2018, le popolazioni di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci sono diminuite in media del 69%, afferma il rapporto, pubblicato ogni due anni.
Il WWF e la Zoological Society of London hanno studiato il declino di 32.000 popolazioni di 5.230 diverse specie di animali selvatici.
La fauna selvatica è particolarmente colpita in America Latina e nei Caraibi. La riduzione media è del 94%. Ciò è in parte dovuto alla deforestazione su larga scala, alla pesca eccessiva, al bracconaggio e all’inquinamento. Il WWF cita come esempio la regione amazzonica. La foresta pluviale e gli animali che vi abitano sono minacciati dal disboscamento e dagli incendi illegali.
A livello mondiale, la maggiore diminuzione è stata osservata negli animali d’acqua dolce. Queste popolazioni sono diminuite di dimensioni in media dell’83%. Ciò è in parte dovuto a ostacoli nell’acqua, come dighe e dighe. Anche i pesci e altri animali hanno a che fare con questo nei Paesi Bassi, spiega il WWF. Il rapporto raccomanda di creare più passaggi per i pesci e di rimuovere alcune dighe.
La tendenza al ribasso è preoccupante
Dal 1970 le popolazioni animali sono diminuite del 69%. “È preoccupante che non siamo ancora riusciti a invertire questa tendenza al ribasso e che la natura stia di nuovo peggiorando”, ha affermato il direttore Kirsten Schuijt della filiale olandese del WWF.
L’ambasciatore e meteorologo del WWF Reinier van den Berg afferma che il cambiamento climatico sta avendo un forte impatto sulla natura e sulla biodiversità. “Calore, siccità, incendi boschivi e anche inondazioni: queste sono le impronte digitali del riscaldamento della terra”.
“Al contrario, il recupero della natura può ritardare in modo significativo il cambiamento climatico. Ad esempio, la protezione delle foreste può non solo fornire un significativo accumulo di CO2, ma anche ridurre la siccità e il calore”, afferma Van den Berg.
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