Nella cittadina inglese almeno 11 persone sono state arrestate a seguito di una protesta contro le restrizioni governative. Sfilate anche nella capitale austriaca. Ci sono oltre 94,4 milioni di infezioni in tutto il mondo
Da Birmingham a Vienna, le proteste contro le restrizioni anti-Covid sono in aumento in diverse città europee. Mentre il virus continua la sua marcia con oltre 94,4 milioni di infezioni e oltre 2,4 milioni di morti in tutto il mondo, i manifestanti sono scesi in strada nel Regno Unito e in Austria. Non mancano i momenti di tensione. Scontri anche in Francia dove, però, si è svolta la manifestazione contro la legge sulla sicurezza globale (COVID-19, AGGIORNAMENTI – SPECIALE).
Regno Unito, 11 arresti a Birmingham. In 24 ore 1295 morti
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Almeno 11 persone sono state arrestate a Birmingham sabato dopo la protesta nel centro in cui diverse centinaia di manifestanti che si opponevano al blocco si sono riuniti senza maschere nel centro della città, dove si sono scontrati con la polizia. Tra i manifestanti, molti erano negazionisti e teorie del complotto. Ignorato il divieto di raduno e gli avvertimenti delle autorità sanitarie e degli operatori sanitari in un Paese che nelle ultime 24 ore ha contato 1.295 morti e dove si sta diffondendo la ‘variante inglese’ del coronavirus, che i medici ritengono molto di più contagioso rispetto al ceppo originale.
Austria, diecimila “niente maschere” in Place de Vienne
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Sabato circa diecimila austriaci hanno manifestato a Vienna contro le misure anti-Covid. Con gli slogan “dimissioni dal governo” e “la stampa bugiarda”, si sono formate diverse marce per denunciare le restrizioni imposte a marzo dal cancelliere Sebastian Kurz. Tra i manifestanti, le cifre della morte, definite “spazzatura”, sono contestate e il vaccino si oppone, tra gli altri. I manifestanti hanno sventolato molte bandiere austriache, la maggior parte delle quali non indossava maschere e non rispettava le distanze sociali. Tra i partecipanti c’era l’ex vice cancelliere di estrema destra Heinz-Christian Strache. L’Austria, con una popolazione di 8,9 milioni, ha registrato finora 7.053 decessi attribuiti al Covid-19.
Francia, oltre 20mila vittime
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La Francia ha superato 70.000 persone morte a causa del Covid-19 sabato, secondo i dati di Public Health France. Ci sono stati 196 decessi in 24 ore e il dato totale dall’inizio della pandemia è salito a 70.142. Le infezioni in 24 ore sono rimaste stabili per giorni, sopra la soglia di 20.000 (21.406), tutte poiché il tasso di positività è rimasto stabile per giorni al 6,5%. Anche in Francia è stato un sabato di manifestazioni e comizi. Nessun incidente grave, ma pochi scontri hanno causato – a Parigi e in diverse altre città francesi – l’arresto di 75 persone, di cui 24 nella sola capitale. Lo ha reso noto il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, con un tweet. Le manifestazioni – contro la legge sulla “sicurezza globale” e in particolare il divieto di fotografare gli agenti di polizia in azione – hanno riunito 34mila persone in Francia secondo l’Interno, 200mila secondo gli organizzatori.
USA, Los Angeles più di un milione di infezioni
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L’emergenza Covid-19 non sta scomparendo negli Stati Uniti, il Paese più colpito dalla pandemia al mondo. Nell’area metropolitana di Los Angeles i casi di persone che convivono con il coronavirus hanno superato quella su dieci milioni. Nelle ultime 24 ore i nuovi casi sono stati 14.669, con 253 morti. Le vittime a Los Angeles dall’inizio della pandemia sono 13.741.
Giappone, quasi 10mila ferrovieri in congedo
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E in Giappone, quasi 10.000 ferrovieri giapponesi saranno messi in congedo per diversi giorni entro un mese a fronte della contrazione della domanda nel settore dei trasporti causata dalla pandemia di coronavirus. La decisione della Central Japan Railway, che interessa anche i treni ad alta velocità Shinkansen sulla tratta tra Osaka e Tokyo, è la prima del genere dal 1987, anno in cui le ferrovie giapponesi furono privatizzate. Circa 9.500 dipendenti saranno costretti a prendere diversi giorni di ferie retribuite tra il 25 gennaio e la fine di febbraio, un progetto che, nei piani dell’operatore, servirà anche a ridurre l’esposizione del dipendente alla possibilità di contrattare il virus.
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