Libia, la guardia costiera spara a due pescherecci italiani: uno ferito – Corriere.it

La guardia costiera libica spara a pescherecci italiani al largo della Tripolitania. Durante l’incidente, il capitano del peschereccio Aliseo ha riportato ferite al braccio. La notizia è ancora molto confusa e deve essere verificata. Se era vero che la guardia costiera libica ha utilizzato la barca Obari, donata e aiutata dall’Italia negli ultimi anni nell’ambito del programma di impegno congiunto nella lotta all’immigrazione clandestina, per sparare alle barche da pesca, allora è chiaro che le relazioni italiane libiche subirebbe un duro colpo.

Cosa sappiamo

Finora, abbiamo potuto vedere che una mezza dozzina di pescherecci, la maggior parte dei quali erano gestiti dal porto di Mazara Del Vallo, si trovavano a circa 35 miglia dal porto di Al Khums quando furono avvicinati dalla Guardia Costiera libica. . Da Tripoli, i loro comandanti negano che ci siano state sparatorie contro navi italiane. I comandi della marina italiana riferiscono che la fregata Libeccio, impegnata nell’operazione Mare Safe, è intervenuta all’inizio del pomeriggio per assistere in particolare 3 pescherecci italiani (Artemide, Aliseo e Nuovo Cosimo) impegnati in attività di pesca. Pesca nelle acque della Tripolitania nell’area definita dal Comitato Interministeriale di Coordinamento per la Sicurezza dei Trasporti “ad alto rischio”. Il comunicato afferma che l’intervento è stato necessario a causa della presenza della guardia costiera libica che si stava avvicinando rapidamente. Un elicottero è subito partito dal Libeccio e ha stabilito un contatto radio con gli equipaggi dei pescherecci. Nel sito è arrivato anche un aereo da ricognizione militare P-72. Secondo fonti libiche, sono in corso trattative tra l’ambasciata italiana a Tripoli e le autorità locali. Va aggiunto che i contatti sono facilitati dai buoni rapporti tra il governo italiano e il nuovo governo di unità nazionale di Tripoli. Una situazione quindi diversa dalla crisi scoppiata con Khalifa Haftar in Cirenaica lo scorso autunno con il lungo sequestro di due pescherecci e 18 marinai.

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Ma la polemica sui suoi diritti di pesca di lunga data. Nel 2005, infatti, l’allora leader libico Muammar Gheddafi decise di estendere unilateralmente l’esclusività della zona di pesca economica a 74 miglia, ben oltre le 12 miglia di acque territoriali previste dai trattati internazionali. Da allora ai pescherecci italiani è stato negato l’accesso alle zone più ricche di pesce del Canale di Sicilia e alle zone a sud di Pantelleria, dove tradizionalmente si trovavano i pregiati gamberi rossi. Negli accordi Gheddafi-Berlusconi del 2008, la questione non è stata affrontata. E fonti diplomatiche libiche attribuiscono proprio a questo momento la causa della nascita del nuovo status quo in un Mediterraneo dove però diversi paesi costieri hanno progressivamente imposto i loro diritti esclusivi oltre le tradizionali 12 miglia. Dopo il violento rovesciamento del regime di Gheddafi nel 2011, si è tentato di risolvere la questione. Ma nel 2013, il rapido deterioramento dello scontro tribale armato aveva bloccato i negoziati. Da allora, i comandi italiani sconsigliano vivamente i pescherecci che superano le 74 miglia imposte dai libici. Gli annunci pubblici in tal senso sono continui, ma spesso vengono ignorati dai pescherecci.

6 maggio 2021 (modifica il 6 maggio 2021 | 18:57)

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