L’Italia intende aumentare i diritti di voto per convincere gli imprenditori a quotare le loro società a Milano senza preoccuparsi di perdere il controllo a favore di altri investitori.
Il programma fa parte di un più ampio pacchetto di misure volte a migliorare la capacità della Borsa di Milano di competere con i concorrenti europei dopo aver perso alcune società leader nell’ultimo anno.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha dichiarato questa settimana che Roma presenterà “entro pochi giorni” un disegno di legge per rafforzare i mercati dei capitali del Paese.
Il piano del Dipartimento del Tesoro consentirebbe alle società che intendono quotarsi in borsa di emettere azioni speciali consentendo agli investitori esistenti di esprimere fino a dieci voti alle assemblee generali per ogni azione detenuta, riducendo l’attuale limite di tre voti.
Le aziende italiane sono spesso a conduzione familiare e i loro fondatori non vogliono condividere il controllo con altri investitori attraverso una quotazione in borsa, a meno che non abbiano urgente bisogno di denaro per fusioni e acquisizioni o altre strategie di espansione.
Nel Libro verde sui mercati dei capitali pubblicato un anno fa dal Dipartimento del Tesoro, Roma ha considerato opzioni per espandere il diritto di voto differenziato, ma il processo di riforma è stato congelato a causa delle elezioni di settembre, che hanno visto la nazionalista Giorgia Meloni prendere il potere come Presidente del Consiglio.
L’ultimo pacchetto del ministero delle finanze include anche misure per semplificare il processo di registrazione e rendere meno costoso e dispendioso in termini di tempo per gli investitori fornire adeguate informazioni sui rischi.
FRAMMENTAZIONE NELL’UE
L’attuale normativa italiana vieta alle società quotate di emettere azioni a voto plurimo se non nella forma di un “piano di azionariato fedeltà”, che attribuisce il diritto di voto doppio agli azionisti che siano soci da almeno 24 mesi.
Le società private possono emettere azioni che consentono agli investitori esistenti di esprimere tre voti per azione e mantenerli dopo l’IPO.
Gli investitori istituzionali generalmente sostengono il principio “un’azione, un voto” per garantire parità di trattamento a tutti gli azionisti.
Rome ritiene che costruire la capacità di emettere azioni a voto multiplo prima dell’IPO sia un buon compromesso perché tutti gli investitori in una società saprebbero in anticipo che condividerebbero la proprietà con azionisti più potenti.
Lo schema è in linea con una proposta di direttiva della Commissione europea di dicembre per regolamentare le azioni a voto multiplo per rendere i mercati dei capitali più attraenti per le piccole e medie imprese (PMI).
Gli Stati membri dell’UE offrono un quadro misto su tale argomento. Finlandia e Danimarca hanno la maggioranza delle società quotate con azioni a voto multiplo, mentre Germania e Belgio hanno vietato tali strutture azionarie per le società pubbliche.
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