lo scoop clamoroso su Gattuso, gli insulti prima del gol, la figura irreale di Demme e l’incubo dell’asse Torino-Milan

Zero certezza. La verità è che una verità sul nuovo allenatore del Napoli non esiste ancora. Chiunque dica il contrario sta mentendo. Ci sono idee, illusioni, speranze, posizioni vanagloriose, ma tutto resta confinato nel giardino delle ipotesi. Se c’è qualcosa di vero, può succedere di tutto. La palla ci ha insegnato, la vita lo riafferma ogni giorno. Il risultato di fine stagione stabilirà i parametri per la selezione, è l’unico grande scoop affidabile di questi tempi. Gattuso è con la sua valigia oggi, chissà domani. “Impossibile è solo la definizione di qualcosa prima che accada.”

Uno e più di uno. Di Lorenzo è Alfred Borden in The Prestige, con il suo gemello che rende magica ogni scomparsa / apparizione. Fa entrambe le fasi e non ti chiede nemmeno come è caduto il suo cross se pochi secondi prima doveva iniziare l’azione dalla sua stessa linea del fronte. Non perde mai qualità e lucidità nel gioco, pur rimanendo umile quando potrebbe iniziare ad avere successo.

Due poli hanno colpito. Poiché c’è una costante matematica che ti rende nostalgico, mi piace saltare nella vecchia abitudine di affrontare quel tonfo. Prima Zielinski, poi Insigne con giochi che avrebbero meritato di trovare il bacio del nylon, non certo lo schiaffo del legno. Gentile Dea Bendata, sempre disponibile a raccogliere credito accumulato illimitato. Una criptovaluta tutta napoletana: a ‘ciorta.

Tre club, intrighi, ostacoli e intrecci sull’asse Torino-Milano. Il caos della Super League, la realtà sbattuta in faccia con la Lazio che prende il diavolo con un pallone e la viola facendo tremare di isteria la vecchia signora. Ci saranno Juve-Milan e una Juve-Inter da giocare il penultimo che potrebbe condannare al baratro i bianconeri. Entro questa data i nerazzurri avranno già festeggiato lo scudetto, speriamo che prevalga la sete di Conte e non la strategia politica. Ci siamo capiti.

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Quattro sulla schiena e una percezione del mondo rallentata. Con l’apparato visivo di una mosca, Dalla signora sembra percepire in anticipo l’evoluzione della realtà, trovandosi con tempismo sospetto al posto giusto al momento giusto. Macina più di 13 chilometri, copre incrociando linee che non sono ancora state nemmeno immaginate dai compagni, una barriera che si muove con la leggerezza di un alfiere sulla scacchiera. Nessun movimento gli è proibito, in nessuna direzione. Non sarà mai re, ma è un lavoratore che merita il paradiso.

Cinque a giocare e lo sguardo che non è più rivolto al cielo. Tutto ciò che verrà sarà sotto la volontà del Napoli, delle sue stesse azioni. Non c’è più bisogno di evocare, sperando in passi falsi. Nelle mani c’è il destino, dentro il petto una svolta iniziata molto tempo fa. Un nuovo modo di affrontare le cose: “Preferisco inseguire il sole piuttosto che aspettarlo”. Continuiamo dritto, fino al mattino.

Sarai tu quello che avrà l’onestà di ammettere di aver invocato l’indiano Trimurti per distrarre Bakayoko dall’intenzione di gettare la mano destra verso la porta. in occasione del primo gol. “Non tirare! Non tirare! Non tira … GOOOOOL! Sei il più grande di tutti! Sei il numero uno in assoluto! Ho sempre creduto in te Baka! E chi non capisce che la meraviglia del calcio è questa assoluta irrazionalità / inconsistenza, ha iniziato a prendersi troppo sul serio e ha perso il gusto per il gioco.

Sette a Hysaj, perché non è facile. Ha dato solidità a quella crepa nel campo, spostandosi su un’area che non sarebbe nemmeno stata sua. Ci ha messo tutti i suoi sforzi, dedizione e determinazione. Ha ripulito le macchie, limitato gli errori limitandoli a distrazioni episodiche. Combatti con esasperato pregiudizio, anche quando in campo ha mostrato ottime prestazioni.

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Otto nel gioco di Baka, un Cappellaio Matto nuovo di zecca che tira fuori un Coniglio Matto dal cappello. Un fiore appare nel deserto, nella siccità di una stagione deludente si apre una fessura che sembra un sorriso. Dopo i segnali di ripresa lanciati con la Lazio regala una gioia del tutto inaspettata. Stupore e meraviglia che rendono il giorno dopo ancora più gioioso. Dopo tanta amarezza, anche il centrocampista vuole lasciare una dolce sensazione prima degli addii.

Nove a Osimhen, un cercatore d’oro che non perde mai la speranza, che annusa pepite senza lasciarsi scoraggiare da una caccia fallita. Sbagli e ricomincia, segna e ricomincia. Continua a provare, cercando di imparare dagli errori che ha fatto. La sua grande forza è la possibilità, con questa esplosività a volte irrefrenabile, di creare la possibilità di segnare gol dal nulla. Quando colmerà il divario tra opportunità create e concrete, troverà il suo Eldorado. Restate sintonizzati e non cancellate gli screenshot …

Dieci a Gattuso, perché se lo merita. E non si tratta di allineamenti, fazioni, partigianeria, simpatia o qualsiasi cosa possa inquinare un’analisi tranquilla. Rino è stato superbo attraversando un mare di fango, rimediando ai propri errori, ma rimanendo coerente nel suo comportamento. La sua Napoli si era persa come una bambina smarrita in Peter Pan, e poi qualcosa è cambiato. Una piccola campana “trillo”, che indica la strada per Neverland. Le rughe sono sparite e le grugnite sono scomparse, il sorriso è tornato e il Napoli ha ritrovato la sua ombra. Riscoperta l’identità che Ringhio voleva dargli. Ora per l’ultimo sforzo.

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