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Non solo Covid-19. Anche Covid e post lungo-Covid. Ricominciare dopo l’infezione può e dovrebbe, ma spesso non è facile. Per questo motivo è essenziale che le strutture sanitarie, in particolare quelle pubbliche, prendano coscienza e si facciano carico di questo nuovo problema medico emergente. Gli effetti a lungo termine legati al nuovo coronavirus, infatti, sono ancora allo studio in ambito medico, tuttavia, a più di un anno dallo scoppio della pandemia, potrebbero già essere elencate alcune patologie più o meno gravi che colpiscono i pazienti. .che hanno superato la fase acuta della malattia.
Numerose pubblicazioni scientifiche sull’argomento stanno cominciando a far luce su questo nuovo capitolo della medicina. “Si tratta di disturbi che possono essere semplicemente lievi o fastidiosi, ma che spesso diventano molto debilitanti”, ha spiegato di recente l’immunologo americano Anthony Fauci. Costituiscono una particolare sindrome (cioè un insieme di sintomi) per la quale è stata inventata la nuova sigla Pasc: Post-acuta sequele di Sars-CoV-2. Il disturbo più comune e diffuso è l’affaticamento cronico, un quadro di astenia psicofisica, debolezza muscolare e dolori articolari, che colpisce quasi tutti i pazienti, anche quelli che hanno avuto una forma lieve che non hanno richiesto il ricovero e sono stati curati a domicilio. Sono spesso associati anche problemi gastrointestinali.
Questa condizione si risolve spontaneamente in più della metà dei casi entro due o tre settimane, ma nell’altra metà dei pazienti persiste per diversi mesi, incidendo negativamente sulla vita quotidiana nell’ambiente familiare e sociale e impedendo spesso anche la ripresa del normale lavoro. attività. . Altri sintomi persistenti in pazienti che hanno avuto forme più gravi (inclusi disturbi respiratori – polmonite interstiziale – e coinvolgimento cardiaco) sono dispnea (fame d’aria), tosse rabbiosa, palpitazioni spesso associate a tachicardia (accelerazione del battito cardiaco) a immagini reali di miocardite e tromboembolia tardiva. Circa un terzo di questi pazienti necessita di un secondo ricovero per il trattamento di questi quadri morbosi.
Anche i disturbi neurologici sono comuni. Se nella fase acuta la perdita dell’olfatto (anosmia) e del gusto (ageusia) sono spesso tra i primi segni di insorgenza della malattia, in altri si osserva la comparsa di quadri neurologici più gravi, raggruppati sotto il termine “neurocovid”: Atassia di lesioni cerebellari (mancanza di coordinazione muscolare che rende difficile il movimento volontario), ictus, convulsioni, meningoencefalite (infiammazione del cervello) con delirio e coma. Nella fase di risoluzione dell’infezione (post-Covid) sono poi ricorrenti cefalee e insonnia, spesso accompagnate da persistenti deficit cognitivi: una condizione che è stata paragonata ad una sorta di “nebbia cerebrale” (cervello annebbiato), capace di rendere confuso e talvolta disorientato chi ne soffre.
Non sono rari anche i relitti psichici: il vero disturbo da stress post-traumatico è rilevabile in oltre il 90% dei pazienti ricoverati (non solo quelli in terapia intensiva, ma anche nei normali reparti Covid), mentre è presente un quadro ansioso-depressivo. la metà dei pazienti è stata dimessa dall’ospedale. Infine, in alcuni casi, sono state rilevate patologie nefrologiche (insufficienza renale), sequele dermatologiche (perdita di capelli e alterazioni cutanee) e disfunzioni endocrine (sviluppo di diabete mellito).
Stanchezza cronica, problemi cardiaci, nebbia mentale, tromboembolia, stress Perché i sistemi sanitari devono prepararsi a malattie che dureranno a lungo
Oltre a questo, devi saperne di più.
Tutte queste immagini caratterizzano la sindrome da lungo-Covid, il cosiddetto “lungo Covid”, che spesso persiste per mesi dopo la fase acuta, indebolendo gradualmente l’organismo, impedendogli di ritrovare un normale stato di salute e rendendo difficile la condizione riprendersi. debilitante (sembra temporaneo, ma in alcuni casi potrebbe anche diventare permanente) che determina. Ciò conferma che il Covid-19 è una patologia multisistemica, perché il virus che ne è responsabile (Sars-CoV-2) non colpisce solo l’apparato respiratorio, ma coinvolge, nella sua azione devastante più o meno pronunciata, l’intero organismo del malattia. Ciò spiega la persistenza di disturbi più o meno accentuati anche dopo la risoluzione del quadro clinico eclatante della patologia.
Mentre è importante intervenire con cure adeguate nella fase acuta della malattia (sia domiciliare, sia nei reparti ospedalieri ordinari che in quelli di terapia subintensiva e intensiva quando necessario), il trattamento che dovrebbe seguire dopo la guarigione è ancora più fondamentale. Un’adeguata (e talvolta lunga) riabilitazione multidisciplinare è necessaria per i pazienti che hanno subito trattamenti di terapia intensiva prolungati, ma è necessario un adeguato supporto specialistico, farmacologico e psicologico nel post-Covid anche per i pazienti con disturbi specifici legati al lungo periodo Covid.
Questi “pazienti persistenti” non possono essere ignorati, di cui si parla poco. È il diritto alle cure post-Covid, importante e fondamentale quanto quello della fase acuta. Di questo “diritto” e di tutto ciò che è necessario per la nostra salute pubblica in questo ambito si è fatta portavoce nei giorni scorsi – in un convegno molto apprezzato a cui hanno partecipato non solo medici ed epidemiologi, ma anche molti parlamentari – l’Associazione Culturale Dossetti di Roma. L’obiettivo dichiarato è stato quello di focalizzare l’attenzione di politici, istituzioni e del nostro governo, affinché questa ulteriore fase di “uscita dalla pandemia” attraverso il recupero degli ex contagiati non sia considerata meno rilevante di quelle della terapia durante la malattia e della vaccinazione. come elemento di difesa preventiva.
Questi sono disturbi che possono essere solo lievi o fastidiosi, ma spesso diventano molto debilitanti.
Oltre a questo, devi saperne di più.
In questa occasione, Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), ha giustamente sottolineato come la multicronicità determinata dal lungo-Covid possa essere gestita solo attraverso una professionalità multi-speculare. Migliorare la nostra organizzazione assistenziale in tal senso, a livello regionale e centrale, creare ambulatori multispecialistici per monitorare nel tempo i pazienti affetti da tale sindrome fornendo loro adeguate terapie, riabilitazione mirata e supporto psicologico, sono iniziative che devono costituire un impegno prioritario del istituzioni, sia mediche che finanziarie. La ripartenza del Paese e il rilancio dell’economia non possono prescindere dal ritorno di uno stato di piena salute a tutte le persone colpite dall’evento pandemico.
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