L’eterna domanda non smette mai di intrigare: c’è una possibilità di vita su Marte? Proprio mentre prende vita la missione Mars 2020, con il carotaggio lanciato da Perseverance, alcuni ricercatori suggeriscono che potrebbe esserci la possibilità di rendere abitabile il pianeta rosso. Vediamo come.
Secondo uno studio pubblicato su Astrobiologia e ripreso dall’autorità “scudiero”, esiste un processo chiamato radiolisi in grado di sostenere (e potrebbe essere successo in passato) la vita microbica nel seminterrato di Marte.
Vita su Marte, la radiolisi potrebbe essere la risposta
Vediamo prima qual è il radiolisi. In chimica, la radiolisi rappresenta la scissione di uno o più legami causati dalle radiazioni ionizzanti. In pratica, l’emissione di elementi radioattivi disintegra le molecole d’acqua sotterranea, producendo gli ingredienti giusti per la vita sotterranea.
Questo processo fu certamente alla base della vita sotterranea sul Terra, che ha dato vita nei millenni alle forme biologiche del sottosuolo pronte ad abitare la Terra una volta che la vita si sarà formata anche in superficie. E anche gli studi attuali danno speranza Marzo, che da diversi anni riserva grandi sorprese nonostante la sua durezza.
È proprio vero che il pianeta rosso non è proprio accogliente, almeno in superficie, a causa delle tempeste di polvere, dei raggi cosmici e dei venti solari che “affligge” la sua superficie. Ma probabilmente, ovviamente dopo aver verificato tutta una serie di fattori, il sottosuolo potrebbe al contrario prestarsi a ricevere forme di vita.
Questo è ciò che l’astronomo del JPL (Laboratorio di propulsione a getto) Jesse tarnas, autore dello studio. Tarnas ha detto che “l’ambiente con le migliori possibilità di abitabilità su Marte è il seminterratoI campioni utili allo studio sono già in possesso degli scienziati, si tratta dei meteoriti di Marte che negli anni sono caduti sulla Terra.
Questi meteoriti, secondo gli studi effettuati sulla loro composizione poiché JPL e dai ricercatori nel corso degli anni, hanno dimostrato che la composizione del sottosuolo marziano avrebbe potuto ospitare a lungo comunità microbiche, a patto ovviamente che ci sia acqua su Marte (il dilemma non è ancora risolto).
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Secondo lo studio, tra i campioni di meteoriti studiati, i più probabili per ospitare la vita su Marte sono quelli che “sembrano provenire dagli altopiani meridionali di Pianeta, la sua terra più antica“. Parola da Tarnas, che si riferisce a un tipo di roccia chiamato aggiusta la breccia.
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Tutto questo studio, ovviamente, sarebbe utile solo quando fosse dimostrato su marzo c’è, o c’è stato, l’acqua. È perché il radiolisi che potrebbe dar vita a forme microbiche viventi prevede indiscutibilmente la presenza di acqua per effettuare la divisione degli elementi.
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