Mi dispiace si ma per te

Era un “leader” furioso Simone Inzaghi Inter-Lazio post di questi quarti di finale di Coppa Italia dove, grazie agli errori sul dischetto di Radja Nainggolan e Lautaro Martinez, Lucas Leiva ha dato il via al giro dopo una partita interminabile sotto il gelo di San Siro che ha poi ha portato alla vittoria della competizione contro l’Atalanta. “Il primo leader. Condottiero. Semplicemente Lazio” La Lazio ha scritto sui social per accompagnare le immagini di questa folle esultanza che ha regalato al povero Simone solo qualche “sbagliata” dei tifosi interisti che lo circondavano.

Capo. Condottiero… Parole familiari ai nerazzurri che inevitabilmente associano il termine leader a questo Antonio Conte che oggi non è più leader. Almeno non dall’Inter, sedotta e abbandonata dalla capolista dagli occhi di ghiaccio che poche settimane prima di riportarla sul gradino più alto del podio in Italia aveva pronunciato il fatidico sì che avrebbe aperto l’era del Racconto ottenere. Ma ad Appiano come a Palazzo Chigi, il terzo mandato di Conte si è rotto all’ultimo chilometro della trattativa di Palazzo, rompendo governo e de ConTer resterò una andrò con teperché dalla macchina scendono non solo Antonio ma anche tutto lo staff.

Quindi va bene, e lì il dolce papà mi abbandona, e io resto dentro forse, quel sì e no nella mia testa mi stuzzica. E fu subito notte… profonda. Perché se in prima serata di mercoledì 26 maggio 2021 “FC Internazionale Milano comunica di aver raggiunto un accordo per la risoluzione consensuale del contratto con l’allenatore Antonio Conte”, nella notte tra mercoledì e giovedì, colui che nelle ore subito dopo il divorzio con Conte, sembrava il contendente numero uno per riprendersi l’eredità che aveva stretto la mano a Lotito per continuare il lungo cammino iniziato anni fa alla Lazio. Simone c’è, Simone non c’è.

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Sono ore frenetiche in Viale della Liberazione: i cellulari iniziano a squillare all’impazzata e le proposte degli allenatori che ambiscono alla panchina della Beneamata iniziano a proliferare. Ma Marotta sa cosa vuole e tra le tante mail e telefonate l’amministratore delegato è costretto a ignorare e rifiutare i dirigenti mago sa che questa volta non può mollare e che il colpo da maestro è più del necessario e conquistare l’avversario questa volta. è davvero l’unica cosa che conta (con buona pace dei tifosi interisti purosangue che tollerano questa frase meno di ogni altra cosa al mondo). Cosa si può fare? Cercando di convincere Inzaghi, troppo intelligente e lungimirante per pronunciare un “no” categorico e perentorio a Marotta e all’Inter.

In questo periodo a Roma il telefono di Simone era muto, il cervello già faceva rumore e il conflitto interiore tra la persona giusta e il mito laziale che risiede in lui e la voglia di mettersi in gioco e di accettare la sfida di riqualificare il professionale. E all’improvviso il temporale si sposta da Milano a Roma in men che non si dica. Questo “sì” pronunciato a cena a Lotito comincia a vacillare, i suoi occhiali si appannano, il caldo soffocante della capitale assale Simone che continua a divincolarsi convulsamente sul terrazzo di casa fino al mattino. I pensieri però non si rallegrano mentre il cielo si schiarisce e nell’attesa a Formello il tecnico biancoceleste si prende una pausa ma inizia a comporre il numero di Marotta. Le mani scorrono e le preoccupazioni di Viale della Liberazione cadono inversamente proporzionali a quelle di Roma fino quasi a sera, quando la ragione ha la precedenza sui sentimenti e il sì questa volta è pronunciato dall’etere e firmato dal pec.

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Capo. Capo. Ma niente più Lazio e anche in questo caso così cattiva, e lì il dolce papà lo abbandona… Perché ora Simone avrà l’Inter a guidare, probabilmente la sfida più grande incontrata finora. Un capovolgimento di scenari che sconvolge più il mondo dei social che quello del L’angolo, dove Marotta può sbottonare il primo bottone della sua camicia in segno di sollievo, prima di stappare uno champagne solo il mercoledì successivo alla Gaucho di Javier Zanetti, con il nuovo allenatore presente per quella che resta nella storia come la prima cena dell’Inter di Simone Inzaghi. Il tifo biancoceleste si divide tra la Lazio delusa e arrabbiata e la Lazio comprensiva e grata, ma esplodono i tifosi antiinteristi che hanno invaso il web con più o meno brutte ironie. Di Uno speciale una Spiaze One c’è chi ha twittato ironicamente, d’altronde si sa che il web non perdona e c’è chi ripropone questa ‘vaffa’ del 31 gennaio 2019 o chi ricorda questo famoso 5 maggio quando era Inzaghi il prima per condannare i nerazzurri di Ronaldo e poi a fine gara ha detto “Mi dispiace per l’Inter perché si è meritata questo scudetto”. D’altronde sparisce di scena chi fa tintinnare al matrimonio romano non ancora firmato nella notte tra mercoledì e giovedì, ma se è vero che chi ride l’ultimo si fa una bella risata, va detto.. . Mi dispiace sì, ma per te.

Benvenuto Simone.

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