Morta la scrittrice Joan Didion: cantava introspezione – Corriere.it

a partire dal PERSIVAL MATTEO

Ha vinto il National Book Award nel 2005 per la saggistica con L’anno del pensiero magico. Un articolo franco e crudele ha fatto arrabbiare la First Lady Nacy Reagan

Da bambina copiava i racconti di Hemingway alla ricerca del segreto che nessuno era mai riuscito a carpire, la magia della sintesi fulminea e del linguaggio trasparente che aveva cambiato la letteratura americana. Quando è cresciuta, ha dimostrato al mondo che questo segreto le era stato rivelato. Il gigante dei baffi di Oak Park, Illinois si è reincarnato nel pozzo delle bambine a Sacramento, in California.. Joan Didion, morta ieri a New York pochi giorni dopo il suo ottantasettesimo compleanno e dieci anni dopo l’uscita del suo ultimo libro, notti blu, uno dei capolavori di terribile bellezza e dolore infinito della sua vecchiaia, soffriva da tempo del morbo di Parkinson (una bellissima lettera-documentario d’amore a lui dedicata dal nipote l’attore Griffin Dunne ce lo ha mostrato su Netflix quattro anni fa senza un declino, sempre più sottile nel corpo e nella voce).

Come Hemingway, Didion ha preso la lingua inglese dagli americani e l’ha portata a un livello diverso, dove la chiarezza dello stile illumina tutto: i personaggi, i dettagli, le idee dell’autore. Superando anche il maestro dell’analisi politica, che non lo interessava (troppo impegnato a cacciare e pescare e a perseguire la sua idea di mascolinità) e al quale hai dedicato alcune delle tue pagine più sorprendenti, I potenti uomini di Washington a raggi X degli ultimi quarant’anni (uno dei suoi articoli di una franchezza devastante e crudele provocata all’epoca first lady della California Nancy Reagan un odio per i giornalisti che non la lascia mai).

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Didion era una giornalista e narratrice che mescolava le tecniche e le regole delle due professioni proprio come Hemingway prima di lei, e applicava un senso di calma e osservazione spietata. Leggere Didion hai la stessa sensazione che provi, miopia o ipermetropia, mettendo gli occhiali: tutto diventa improvvisamente chiaro. La ragazza che sognava di fare la giornalista ha vinto un concorso di Vogue e nata in California è andata a New York per scrivere leggende della moda (formazione fondamentale: Didion ci insegna, tra l’altro, che per capire una donna non si può non considerare come si veste e come si trucca).

Una foto famosa – gli scrittori americani hanno per qualche motivo il dono della fotogenicità: ottantenne, era la testimonianza di Cline – la ritrae ragazza chic con una giacca di cera da caccia inglese e una sciarpa di Herms circondata dai mostri di San Francisco Summer of Love, l’estate dell’amore (e soprattutto dell’LSD). Avanti, eccola nella sua tunica fluente nella casa di Malibu con il suo colpo di razza. E nella bella cucina luminosa con l’adorata figlia Quintana Roo e il marito-mentore John Gregory Dunne, buon romanziere e critico saggio che l’ha fatta soffrire molto ma senza il quale, come vedremo, non potrebbe vivere.

Strutturalmente incapace di sentimentalismo e per questo ancora più emozionante, come il cinema di Michelangelo Antonioni, Didion pubblicò un romanzo nel 1970 – Prendila così, tradotto in Italia da Bompiani poi da Il Saggiatore – che lanciò, oltre alla sua, anche la carriera di una generazione di scrittori americani dopo di lei (il giovane Bret Easton Ellis la idolatrava, copiandone i testi come fece con Hemingway), e la cui scena più famosa è la terrificante scena di un aborto (allora ancora illegale).

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Dobbiamo ricordare Didion come il creatore di frasi indimenticabili e spesso citate – più facile vedere l’inizio delle cose, più difficile vedere la fine, ci raccontiamo storie da vivere, la vita cambia in fretta. La vita cambia in un istante. Una sera ti siedi a cena e la vita che conoscevi è finita, questa città che svanisce rapidamente nell’abisso tra la sua vita reale e le sue storie preferite, riferite a New York – ma in lei lo stile lapidario è molto difficile da tradurre (per fortuna in Italia abbiamo Vincenzo Mantovani e Delfina Vezzoli) ancora lo strumento per dirci la verità senza fronzoli. I politici? Burattini, molto cinici, commossi dagli eventi. A volte in buona fede, a volte meno. La sua California? Ricordato senza nostalgia, con la maestria con cui descrive le sue spaventose emicranie.

Articoli da Verso Betlemme e L’album bianco e Nella terra del re pescatore (Il Saggiatore) prende in prestito tecniche dalla narrativa e dai suoi romanzi come Miami sono miracoli del giornalismo. Lavor, con John, anche per il cinema ma Hollywood, nella sua inevitabile volgarità, a malapena ne comprendeva la sottigliezza e non poteva davvero tradurlo sullo schermo per commercializzarlo: non se ne pentiva.

Gli ultimi anni, quelli della vecchiaia, sono aperti e chiusi da due libri brevi e devastanti, in cui la profondità assoluta dello sguardo didioniano si rivolge all’immagine dello specchio, dell’autore e della sua vita. Ci sono due storie di perdite irrimediabili: L’anno del pensiero magico (The Essayeur) quella della morte improvvisa di Jean, a cena, una sera come tante, lui svenne, lei in ospedale (Didion viene descritto al dottore come un osso abbastanza duro), e dopo la morte del marito la malattia della figlia Quintana, un calvario che porterà alla sua morte giovanissimo e raccontato nell’ultimo libro della carriera di Didion (sono stati raccolti e ristampati i seguenti numeri), notti blu (pubblicato dall’Essayeur).

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Ora che non c’è più, ora che la grande casa sulla 71st East è a pochi passi dal parco vuoto, è giusto ricordare Joan Didion con le ultime parole del suo ultimo libro: So cos’è la fragilità, so cos’è la paura. La paura non è per ciò che è stato perso. Ciò che è andato perduto è già murato. Ciò che è stato perso è già chiuso dietro porte sbarrate. Paura di quello che c’è ancora da perdere. Si potrebbe dire che non si vede cosa c’è ancora da perdere. Eppure non c’è un giorno nella sua vita che io non la veda.

L’anno del pensiero magico, ora sarà ogni anno pensiamo di vedere uno scrittore simile a Joan Didion.

23 dicembre 2021 (modificato il 24 dicembre 2021 | 9:39)

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