Né Ibra né Donnarumma: parliamo finalmente d’altro

Proprio così, qui oggi non parliamo di Ibra o Donnarumma. Mi rifiuto di parlare di leoni di undici anni, virologi-investigatori o investigatori-virologi, yacht e altre sciocchezze. Potrei parlare di razzismo, sì, lo merita ancora. Ma non dovrei parlare del divieto di 10 giorni richiesto da alcuni giornali a febbraio, quindi non farei notizia. In effetti, il razzismo di Ibra è uno di quelli che, al contrario, non si fa notizia. Il razzismo del perdono non piace. E siccome Ibra ha “perdonato” la Stella Rossa e credeva che il club non dovesse pagare per l’idiozia di quattro fanatici, è un atteggiamento che non spara, non interessa, non clicca. Niente, allora. E niente neanche su Donnarumma, perché prima della fine del campionato nessun club italiano può effettuare transazioni per un totale di 100 milioni tra stipendio e provvigione per un portiere, ovvero 120/140 milioni come si prevede che altri potrebbero farlo. Anche perché se non va oltre il Milan, che non ha problemi con plusvalenze eccessive o debiti eccessivi passati non ammortizzati, come farebbero gli altri a superare le offerte rossonere in modo chiaro e immediatamente comprensibile?

Parliamo allora di qualcos’altro. Facciamo una breve rassegna stampa, nello stile di Radio London. All’inizio di questa settimana, Dagospia, e non Suma, Dagospia, ha scritto: “Perché i consiglieri faticano a trovare un partner industriale a Zhang? Sarà che i corteggiatori sono sconcertati dalla complessa contabilità nerazzurra? Ah, da sapere”. Dagospia, non Suma, ha scritto giovedì anche Dagospia: “Covisoc sta indagando sulle plusvalenze della Juve, i conti dell’Inter sono sotto il vessillo della UEFA”. Il Milan è in gran parte assente dalle chiacchiere. E poi immagino i tifosi rossoneri protestare: perché attaccano solo noi? Perché non ci facciamo rispettare? Due brevi risposte brevi. Il primo è un Paese che si innamora di temi nazionali più che seri, e di certo Ibra e Donnarumma appartengono alla prima tendenza. Il secondo, il Milan non ha bisogno di mantenere nessuno buono e di rispettare il lavoro mediatico di tutti, ma quando paghi mensilmente non hai alcuna esposizione a debiti finanziari di nessuna entità e non eserciti alcun valore aggiunto come filosofia, tu non fare l’occhiolino a nessuno per evitare forse che alluda un po ‘troppo alle tue zone d’ombra. Per gli amanti invece della pena massima per il dieci per cento di una quota dell’azienda, ricordo che più che per un Suarez o un tampone, la pena massima sarebbe l’esclusione dal campionato. E che in termini di controversi controlli antidoping, la pena massima sarebbe di sei mesi. Ma la penalità massima di solito non ne vale la pena. A meno che tu non prenda il popolare titolo nazionale. Con molto stomaco.

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