“Abbiamo scoperto che Antonio Sciuto aveva posizionato un GPS sotto l’auto di mia figlia. Era riuscito a intrufolarsi nel giardino di casa nostra, per sentire quello che dicevamo attraverso una pipa”: Carmelo, il papà di Vanessa Zappalà, si è scatenato oggi con Repubblica dopo la morte della 26enne uccisa sul lungomare di Aci Trezza dall’ex fidanzato che è stato poi ritrovato impiccato. E attacca il giudice che non ha convalidato il suo arresto dopo la denuncia per molestie criminali: “La sua morte è una sconfitta per lo Stato”. Un noto venditore di auto a San Giovanni La Punta, l’ha uccisa sparando sette colpi da un cal. 7,65 alla testa, ad Acitrezza, frazione marinara di Aci Castello e zona molto frequentata dalla Movida estiva di Catania. Poi si è suicidato.
L’omicidio di Vanessa Zappalà ad Aci Trezza
Quando lei, insieme a quattro suoi amici, lo vide arrivare in macchina, tentò di scappare, ma lui si unì a lei e l’uccise. È morta sul colpo, un suo amico è stato imbrattato. Lo aveva denunciato il 1 giugno. Otto giorni dopo, i carabinieri lo hanno arrestato sul fatto, per l’ennesima perquisizione nella sua abitazione. E il pm aveva chiesto gli arresti domiciliari, “tenendo conto del concreto e attuale pericolo che potesse persistere nel suo comportamento illecito”. Il giudice delle indagini preliminari, invece, ha ritenuto sufficiente “il divieto di avvicinare l’infortunato e i luoghi da lui frequentati”. “Puoi contare sul rispetto spontaneo delle prescrizioni da parte dell’indagato (senza precedenti e precisi precedenti penali)”, ha scritto il gip Andrea Filippo Castronuovo.
L’omicidio di domenica sera è stato ripreso dalle telecamere. Vanessa era uscita a fare una passeggiata con un amico e altri due ragazzi quando è arrivata la 500 di Sciuto. Gli ha detto di andarsene perché altrimenti avrebbe chiamato i fucilieri, ha detto uno degli amici. “Continuava a fissarla. Siamo scappati. Ma lui uscì e si unì a lei. La temeva per i capelli e tirava. In un taccuino che racconta ancora il giornale, il giovane di 26 anni aveva annotato tutti gli ultimi rastrellamenti a Sciuto: “Due giugno, davanti al panificio dove lavoro: 10:35 e 13:05. 3 giugno: 9:45 4 giugno: 20:13 5 giugno: 12.05”. Il 7 giugno si è presentato davanti alla casa: “15:58; 17:15 17.26; 18.47; 18.50”. E poi annota: “Ho angoscia, paura, paura. Ha messo un gps sotto la mia macchina, mi segue ovunque”.
Antonio Sciuto trovato impiccato a Trecastagni
Sciuto, separato e con due figli minorenni, è stato trovato morto nel pomeriggio: si è suicidato impiccandosi in una villetta di proprietà di un familiare nelle campagne della contrada Trigona a Trecastagni, città dove abitava la vittima. Sul muro, ha lasciato una scritta “Ti amo” di scuse ai suoi genitori e ai suoi figli, ma nessuna menzione di Vanessa. Per ritrovare il cadavere, i carabinieri che avevano scoperto la Fiat 500 hanno commesso l’omicidio. L’auto è stata noleggiata e all’interno sono stati trovati altri 28 proiettili già pronti. Dettagli inquietanti emergono dal profilo Facebook dell’assassino: si possono vedere selfie con auto e moto di lusso, anche a torso nudo che mostrano una corona tatuata sul petto. E poi immagini prese dai social che sembrano oggi segnali di allarme, come quella di Scarface e la sua celebre frase “Non dimentico niente, aspetto solo il momento giusto”.
Un’immagine salta con arroganza alla foto di un uomo e una donna schiena contro schiena su un terrazzo: gli punta la pistola alla testa e sulla schiena ci sono le parole “Ti amo” E anche la scritta cliché, nera su bianca stone, ‘I migliori inizi vengono dopo le peggiori fini’. Invece, nella sua denuncia, ha raccontato la storia con lui: “Ci siamo fidanzati a maggio dello scorso anno. È stato un mese terribile. Una volta mi ha preso a calci e pugni in varie parti del mio corpo e ha distrutto la mia casa. Ero così spaventato. Ma all’epoca non ebbi il coraggio di sottolinearlo. Ma poi l’ho lasciato il 27 febbraio. Continuò a seguirmi, una sera si intrufolò in casa sua dicendo: “Vattinni che fa la buttana con i tuoi cugini, ti sono sempre vicino”. Oppure: “Divertiti con Tik Tok, che mi godo dopo””. E ha chiuso così la denuncia: “Chiedo un provvedimento urgente perché temo per la mia incolumità e quella della mia famiglia. Penso di essere una persona molto violenta e pericolosa”.
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