“Operazioni concluse il 31 agosto” – Corriere.it

di Lorenzo Cremonesi

Washington invia più aerei: solo gli americani possono entrare nell’aeroporto di Kabul. Gli uomini di Massoud combattono nel Panshir

lo sono ora e talebani dettare legge a Kabul. “L’evacuazione non deve andare oltre il 31 agosto”, insistono inflessibili. Gli americani si sono messi in condizione di dipendere dalle loro decisioni e perfino ridotto a chiedere favori. Inevitabilmente, anche gli alleati della coalizione internazionale (Italia compresa) sono costretti nella stessa situazione. L’unica risposta possibile è accelerare il ritmo delle partenze.. Il Pentagono ha annunciato di aver evacuato in 24 ore tra domenica mattina e lunedì 16.000 persone, di cui 11.000 americani. In totale, circa 40.000 persone dal 14 agosto. Il numero di aerei americani coinvolti supera i trenta. Ieri sera, ha sottolineato anche il ministero della Difesa a Roma intensificazione dell’azione italiana. Nei giorni scorsi, con 37 voli, sono state evacuate 3.350 persone, di cui 3.290 afgani. È uno sforzo logistico gigantesco, che non nasconde però la gravità della situazione nel Paese e il potere del diktat talebano.

La notizia delle ultime ore sono le richieste dello stesso presidente Joe Biden ai leader talebani di concedi più tempo per il ponte aereo. Anche il primo ministro britannico Boris Johnson si era espresso pubblicamente in questa direzione. Il caos e la folla intorno al terminal complicare l’esodo. Washington non solo ha enormi difficoltà a far decollare i collaboratori afgani, ma… sembra che ci siano ancora migliaia di cittadini statunitensi che non riescono a raggiungere le corde dei soldati statunitensi intorno alle piste per essere riconosciuti e poi imbarcati. In tanti si sono radunati al Serena Hotel e all’ambasciata pakistana, in attesa dell’arrivo degli elicotteri in aeroporto. Ieri a metà giornata un altro incidente. Ci sono stati colpi di pistola alle porte di accesso, che ha provocato la morte di una guardia afgana. Sembra che l’attacco sia partito da un cecchino. Isis e altri gruppi estremisti hanno tutto l’interesse a lanciare provocazioni e partenze sanguinose.

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I talebani ora intendono per imporre la loro nuova sovranità conquistata mitragliatrice in mano. “Se il limite del 31 agosto non verrà rispettato, ci saranno conseguenze. Le modalità saranno esaminate dal Consiglio dei nostri leader”, spiega Suhail Saheen, uno dei loro portavoce. La prospettiva di porre fine alla cooperazione con i talebani sul campo sembra un incubo. Le loro guardie controllano l’accesso al terminal. Se impongono posti di blocco, l’aeroporto verrebbe transennato. Il fuoco di mortaio sulla pista sarebbe quindi sufficiente a paralizzare arrivi e decolli. Ieri sera i loro leader politici hanno espresso la loro intenzione di annunciare il governo nel ventesimo anniversario dell’11 settembre. Al di là del danno, la beffa.

Nel passato Biden si è detto favorevole a porre fine al ritiro nella stessa data, con la fine di sottolineare simbolicamente la vittoria americana su Al-Qaeda. Ma ora i talebani trionfanti ribadiscono una pericolosa continuità tra il terrorismo di Osama bin Laden e il loro ritorno al potere in Afghanistan, lo stesso Paese che aveva ospitato Al Qaeda. Stesso i tempi e le modalità della fuga degli alleati americani da Kabul sono in balia dei talebani. “Invitiamo i nostri concittadini affollati in aeroporto a tornare a casa. Resta e costruiremo insieme il nostro futuro”, affermano i talebani, eppure il flusso di video e informazioni sugli abusi e le violenze da parte dei loro guerriglieri continua.

Una mezzaluna di Washington la paura che molti occidentali siano intrappolati, divenendo così ostaggio del nuovo regime. Ma non è nemmeno escluso che a lungo termine i talebani concedano qualche giorno in più agli americani, proprio per… evitare l’ennesimo confronto aperto con Biden e guadagnare punti internazionali. L’unica isola di resistenza armata contro il potere schiacciante dei talebani rimane la valle del Panshir. Si tratta dell’ex roccaforte tagika, che nella seconda metà degli anni ’90 è stata l’unica ad aver combattuto con successo agli ordini del famoso comandante Ahmed Shah Massoud, assassinato da Al-Qaeda due giorni prima degli attentati dell’11 settembre.

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Oggi Migliaia di ex soldati e volontari tagiki si sono uniti al figlio di Massoud poco più che trentenne e l’ex vicepresidente Amrullah Saleh. “Combatteremo con tutte le nostre forze. Siamo pronti a morire per la libertà”, ripete il giovane Massoud, che chiede comunque ai talebani di negoziare. I social raccontano di intense sparatorie all’ingresso del Panshir con tante vittime. I talebani ammassano truppe per un attacco su più fronti.

23 agosto 2021 (modifica 23 agosto 2021 | 22:00)

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