Orsi polari per i quali il riscaldamento globale fa bene

Il riscaldamento globale sta devastando l’intero pianeta, e questa non è né una notizia né una rivelazione. Le prime vittime dell’aumento delle temperature sono le specie che vivono negli angoli più freddi del pianeta, dove un tempo il ghiaccio perenne si scioglie e si riversa nel mare, sconvolgendo l’ecosistema e mettendo animali come gli orsi polari difficoltà particolari. , la cui sopravvivenza dipende direttamente dalla presenza di ghiaccio.

Meno ghiaccio, più cibo. Tuttavia, a Kane Bay, tra il Canada e la Groenlandia, c’è una piccola popolazione di Ursus arctos che paradossalmente beneficia del riscaldamento globale, come un nuovo studio pubblicato in Biologia del cambiamento globale ecco perché lo scioglimento dei ghiacci crea una situazione favorevole per gli esemplari che vivono in questa distesa di mare.

Lo studio ha esaminato circa 300 orsi polari che abitano la baia di Kane, un numero che sembra essere piccolo ma in realtà rappresenta l’1% della popolazione mondiale di questa specie. Ebbene, questi animali stanno in media meglio (in termini di salute, peso corporeo, grasso corporeo e disponibilità di cibo) rispetto agli anni 90. Il motivo è da ricercare nelle conseguenze. dello scioglimento del ghiaccio della baia, l’assenza consente a più luce solare di raggiungere la superficie dell’oceano, aumentando così la sua produttività. Senza ghiaccio permanente, ovvero con un ciclo di formazione del ghiaccio e disgelo diventato annuale, insomma gli orsi polari di Kane Bay hanno una maggiore disponibilità di cibo rispetto a vent’anni fa – notizia che sembra buona ma che cosa naturalmente non lo è.

Qual è il problema? Questa situazione che per il momento fa prosperare gli esemplari di Kane Bay è temporanea; negli anni questi animali subiranno anche le conseguenze del riscaldamento globale che già minacciano gli orsi polari di tutto il mondo, per i quali il ghiaccio “stabile” funge da piattaforma di caccia, e la cui assenza porta al digiuno forzato e persino al rischio di morire di fame.

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Semplicemente, come spiega l’autore dello studio Kristin Laidre, “Questa popolazione sarà l’ultima in ordine cronologico a subire gli effetti del riscaldamento globale”, e l’abbondanza di cibo che porta l’esperienza in quegli anni si trasformerà presto in scarsità, come accade nel resto del mondo.

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