Non è un caso che Ronaldo stia giocando un turno di Serie A e non un quarto di Champions League dove si va al triplo. Il nostro è il calcio di serie B.
Il primo pensiero, anzi il secondo, è che non è un caso che Cristiano Ronaldo abbia giocato oggi – mercoledì – un revival nel campionato italiano di Serie A (e nemmeno valido per l’assegnazione dello scudetto) e non uno dei quarti di finale di Champions League. . Si è impantanato in una partita che mirava a conquistare il quarto posto nel campionato italiano. Parliamo della retroguardia del calcio europeo. Non usiamo il termine slum per evitare di ferire la vulnerabilità di qualcuno, per non sembrare offensivo. Ma il concetto è chiaro. Anche perché oggi Cristiano Ronaldo non potrebbe mai giocare a Bayern-Psg, non toccherebbe palla. Anche meno di quanto si è fatto in Juventus-Napoli dove almeno ha segnato un gol e ne ha divorato un altro come anche all’oratorio. Oggi, rispetto a Mbappè Coman Sané, Cristiano Ronaldo è un pigro. Questo sta andando a un terzo della loro velocità. Lui e tutti i componenti della partita giocata allo Stadium, partita che solo i commentatori – immaginano accreditando lo spettacolo a fini commerciali – potevano contrabbandare per una partita al ritmo di Champions. Solo Chiesa questa sera ha mostrato i ritmi del calcio europeo.
E veniamo al primo pensiero. Il passaggio da Juventus-Napoli a Bayern-Psg destabilizza. Potrebbe causare squilibri fisici: dalla sindrome di Stendhal, alle vertigini, al timore che sia successo qualcosa in televisione che improvvisamente ha iniziato a trasmettere immagini a tripla velocità come se fosse Ridolini. Ricordiamo però il dubbio che fosse tutto vero, che questo spettacolo fosse la vera velocità del Psg e del Bayern Monaco. In un gioco spaziale, per amore del cielo pieno di errori (quoque tu Neuer), ma in realtà si tratta di due sport diversi. È difficile riunirli sotto una sola parola: calcio. Perché non è lo stesso calcio.
Lo abbiamo notato anche ieri sera guardando Manchester City-Borussia Dortmund. Un’altra partita è stata giocata a velocità stellare, con ritmi che aumentavano anziché diminuire nel tempo. Di City sappiamo molto ma il Dortmund – che non brilla anche in Bundesliga (è quinto) – ha giocato una partita da signora, è stato penalizzato dall’arbitro, ha mostrato giovani fortissimi (sì, doppio superlativo) come Knauff e Bellingham di 19 e 17, rispettivamente. Ridiamo quando pensiamo di parlarci di Zielinski (26) e Insigne (29) come due giocatori di cui non abbiamo ancora compreso appieno le potenzialità. Ma quando li capiremo?
La verità, l’amara e triste verità, è che lo spettacolo del calcio italiano è mediocre. Molto povero. Si gioca a un ritmo molto lento. Siamo diventati il cimitero degli elefanti. Ci crediamo maestri di tattica, lo saremo anche noi (non lo giuriamo) ma soprattutto siamo tagliati fuori dal calcio che conta. Non è un caso, non può essere, che il nostro campionato stia per essere vinto da una squadra – l’Inter – che è arrivata quarta nel proprio girone di Champions League. Con tutto il rispetto per i commentatori di calcio pagati, il calcio italiano è un calcio di Serie B o uno sport diverso da quello che puoi guardare – sempre grazie alla pay TV – il martedì e il mercoledì.
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