“Ragazzi arrabbiati Questo spiega la violenza e il bullismo”

“Ragazzi arrabbiati

Si spiegano così

violenza e bullismo”

LeccoGli effetti della reclusione sui giovani Lo psichiatra: “L’aspetto sociale è stato loro tolto. Ora non possiamo sapere quanto tempo ci vorrà”

I nostri giovani stanno uscendo dalla pandemia a pezzi. Deluso, arrabbiato, irritabile, con un’energia repressa che non riescono a gestire.

Perdita

E, soprattutto, stretti nei ruoli che la società si ritaglia intorno a loro: quelli dell’incomunicabilità generazionale. Pertanto, semplificando il complicato, tutti i guai. La cronaca ci riporta sempre più casi di disgrazie di autolesionismo, aggressioni, depressioni fatali. Medico Mario lanfranconi, psichiatra, già ricoverato, non ha dubbi: “I ragazzi sono quelli che hanno pagato di più in termini socio-relazionali per il confinamento e quest’anno e mezzo della pandemia. Nel senso che abbiamo sempre lavorato, vissuto, in un certo senso, quando hanno perso tutto. Gli adolescenti hanno anche bisogno di coerenza nell’organizzazione del tempo. Papà ovviamente non è andato come avrebbe dovuto. E hanno tolto ai giovani l’aspetto sociale, lo sport, il tempo libero giocato positivamente, la musica, l’oratoria, l’aggregazione. Hanno la testa di 16 anni, ma senza rendersene conto sono arrabbiati come iene, delusi, depressi. Soffrendo, agiscono. Forse lo diciamo anche al genitore. Ma molti non lo fanno: agiscono facendo infuriare cose come il bullismo, le bande, i gruppi. C’era questo aspetto prima, ma ora è esasperato”.

Suicidio? Autolesionismo? “C’erano anche prima. Ma il disagio c’è, è grande e si dovrebbero creare gruppi di lavoro di intervento per reincanalare il più possibile i giovani in una situazione di normalità. Speriamo che il peggio sia passato e che si possa tornare alla normalità anche dal punto di vista psicologico. Anche se non sai quanto tempo ci vorrà. Il problema è che anche i referral degli adulti sono in crisi. Puoi criticare le alte sfere, ma ha colto tutti di sorpresa. E quindi niente era previsto per i giovani. Ora dobbiamo ricreare un’aggregazione positiva. Ripresa con concerti, riapertura dei locali. Se non ci sono ricadute tra la quarta, la quinta e la sesta ondata, se l’anno scolastico ricomincia normalmente, forse è possibile riorganizzare la norma della vita quotidiana”.

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Enrico Magni, psicologo lecchese ed ex consigliere comunale nel 2005, non arriva fino al confino per spiegare suicidi e cosche, autolesionismo e aggressione, fenomeni profondamente diversi. “I suicidi – spiega Magni – hanno un elemento di forte personalizzazione: ogni suicidio ha alle spalle una storia particolare. Tuttavia, il dolore della crescita è presente e se i contesti sociali sono questi si possono sollecitare suicidi”.

generazioni

Ma sul resto Magni parla di altri fattori scatenanti. Non dal Covid: “Sono radicale: la questione dei giovani è vecchia. Prima non c’era divisione generazionale o se c’era c’erano vasi comunicanti. Ho in mente la bella proposta fatta negli anni ’90 dal professor Bollea, inventore della neuropsichiatria infantile che voleva dare potere ai giovani attraverso il voto. Non devi aspettare che Letta capisca che questa era la proposta giusta. Ma se continuiamo a mantenere queste bande di separazione, queste infantilizzazioni, dove andiamo? Non vedo una relazione di causa ed effetto relativa al contenimento. Il comportamento dei nostri giovani è provocato da un narcisismo generalizzato, tenendoli distaccati dalle altre generazioni”.


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