Non c’è accordo tra aziende e sindacati sull’introduzione di pass verde per l’accesso ai luoghi di lavoro. E così la palla passa al governo, che dovrà decidere se procedere estendendo obbligazione legale, appena impostato per il personale scolastico, ad altre categorie. Nel frattempo, però, chiudendo ieri l’incontro con sindacati e associazioni di categoria, i ministri del Lavoro, Andrea Orlando, e della Salute, Roberto Speranza, hanno chiarito che l’obbligo del pass verde, già introdotto per accedere ai ristoranti, è destinato a essere esteso. nelle mense aziendali, non solo quelle aperte al pubblico, ma anche quelle riservate ai soli dipendenti. Tali chiarimenti sono arrivati proprio al termine dell’incontro, a seguito delle richieste di chiarimenti degli stessi sindacati sul decreto legge votato giovedì dal Consiglio dei ministri. Siamo quindi nella curiosa situazione dove, per il momento, non c’è l’obbligo del certificato verde (che certifica vaccinazione, convalescenza o tampone negativo) per accedere al posto di lavoro, ma c’è da recarsi in mensa. Così, i lavoratori che non hanno la tessera verde possono entrare in azienda ma per mangiare devono uscire o portare il proprio pasto.. una situazione da chiarire, precisa il Segretario Confederale dell’ICFTU, Angelo Colombini, presente all’incontro. Anche il leader della CGIL, Maurizio Landini, e quello della UIL, Pierpaolo Bombardieri, non gradiscono affatto una simile prospettiva, perché di fatto si tratta di una mezza introduzione dell’obbligo del pass verde per i lavoratori, almeno per tutti coloro che mangiare nella mensa aziendale. Questa è una contraddizione evidente, che pone grossi problemi di gestione, dice Bombardieri. Ma questo non è l’unico punto di contrasto con il governo e gli affari.
Paure sindacali
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che qualche giorno fa aveva incontrato i sindacati per capire se si potessero gettare le basi per un accordo tra le parti sociali sull’introduzione del lasciapassare verde nei luoghi di lavoro, dopo il non sostanziale CGIL, Cisl e Uil, aveva chiesto a Orlando e Speranza di fare un altro tentativo, questa volta mettendo a tavola anche le associazioni imprenditoriali. Ma era inutile. I ministri si sono trovati nel fuoco incrociato: da una parte Confindustria e dall’altra le associazioni favorevoli all’introduzione della tessera verde, dall’altra i sindacati contrari. O meglio: non voler essere d’accordo su questo. L’obbligo della tessera verde per accedere ai luoghi di lavoro non può essere di natura convenzionale, ma ci deve essere una legge, lo stesso per i vaccini obbligatori, ha ricordato Landini. Dietro questa posizione si nascondono i leader sindacali temendo che le aziende vogliano il green pass obbligatorio per avere mano libera nella riorganizzazione del lavoro, che con la ripresa e la necessità di aumentare la produzione, il pass verde diventa un espediente per allentare le norme di sicurezza (mascherine, distanziamento e servizi igienico-sanitari), che devono invece restare, anche se il governo decidesse per legge l’obbligo del certificato, dice Bombardieri.
Verso uno stato di diritto
Un’eventualità, quest’ultima, di cui si è discusso in assemblea e che ha visto dividersi anche sindacati e imprese su chi debba pagare i tamponi. I lavoratori che non possono o non vogliono vaccinarsi potrebbero infatti entrare in azienda solo tramite tamponi (15-20 euro ogni volta). Ci ha subito messo le mani il vicepresidente di Confindustria Maurizio Stirpe, precisando che le aziende non potevano sostenerlo. I sindacati hanno risposto: Nemmeno i lavoratori, tanto più che è lo Stato che impone l’obbligo. Come a dire: paga il tesoro. Associazioni professionali, settore dove è già stato attivato l’obbligo del pass verde per sedersi all’interno di ristoranti e bar, hanno chiesto che l’eventuale estensione del certificato ai lavoratori delle stesse strutture avvenga in maniera graduale, tenuto conto del fatto che in piena stagione estiva le aziende hanno difficoltà a trovare dipendenti. Le cooperative sono per l’estensione del pass verde alle categorie più a contatto con il pubblico, a cominciare dagli operatori sociali. La decisione spetta al governo. Dobbiamo unire salute ed economia. Lo faremo continuando il dialogo, dice Orlando.
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