Non capisco niente di fisica quantistica, mi sono laureato in sociologia e quel poco che so mi è stato spiegato da un carissimo amico, Nando Catalano, professore di fisica, usando la metafora-paradosso del cosiddetto “gatto di Schrödinger”. Senza entrare nei dettagli tecnici, l’essenza di questo esperimento concettuale, proposto nel 1935, è che un osservatore non può dire se il gatto all’interno della scatola è vivo o morto finché qualcuno non guarda nella scatola. Nel linguaggio della meccanica quantistica, la capacità del gatto di essere sia vivo che morto è chiamata indeterminazione quantistica o paradosso dell’osservatore. Mi dirai: cosa c’entra questo con Babbo Natale e la storia recente del Vescovo di Noto. È, a quanto pare, la versione nazional-popolare di questo famoso paradosso. Si scopre che a Noto (Siracusa) il vescovo durante una visita a una scuola per bambini ha detto che Babbo Natale non esiste.
Questo per sottolineare il concetto che oggi anche i più piccoli sono in grado di distinguere ciò che è vero da ciò che è falso, anche grazie agli strumenti che la tecnologia mette a loro disposizione. Indignazione di famiglie, insegnanti, giornalisti. Nessuno tocca Babbo Natale! L’eco della vicenda si estende a New York, dove il Times dedica al caso un lungo articolo. “Come si permette questo vescovo di dire certe cose? Al Resto del Carlino il 17 dicembre il condirettore Beppe Boni spiega che i bambini “hanno bisogno di sognare, di pensare che… Babbo Natale guida una slitta trainata da renne carica di doni… Ci sono riti di crescita che vanno rispettati”. I fautori della realtà “Babbo Natale esiste” lo gettano nella psicologia: la sua negazione danneggerebbe gravemente lo sviluppo psichico del bambino, dove la distinzione tra vero e falso non importa se a soffrire è la magia e il sogno. Il paradosso “quantistico” è che la realtà di Babbo Natale dipende da chi guarda dentro la scatola.
Se gli adulti guardano, allora Babbo Natale esiste, a giudicare dai loro commenti arrabbiati. Esiste perché, per loro, è una necessità educativa; esiste perché, in fondo, amano la magia del Natale più dei loro figli. Se invece sono i bambini a guardarci dentro, per loro Babbo Natale non esiste. Non sanno nulla (per fortuna) di psicologia dello sviluppo, giocano per ricevere regali. Non c’è un momento nella loro vita in cui scopriranno che Babbo Natale non esiste, lo hanno sempre saputo. Il paradosso del paradosso è che gli adulti vorrebbero che la realtà all’interno della scatola fosse capovolta. Ricordo una frase di Gesù ai suoi discepoli: “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli”. Un bambino percepisce il miracolo “ordinario” dell’esistenza con l’innocenza di un cuore aperto e di una mente che si meraviglia della realtà che lo circonda. No, non ha bisogno di altro per essere e diventare felice. “Diventa” bambini e non “rimanere” bambini.
“Fanatico di Twitter. Piantagrane. Fanatico del bacon malvagio. Giocatore sottilmente affascinante. Esperto di birra.”
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