Non sarà il Sanremo del ritorno alla normalità, ma nemmeno quello dello scorso anno. Diciamo che vorrei una via di mezzo tra i due. Così il direttore artistico Amadeus immagina il suo terzo Festival della Canzone Italiana, in programma dal 1 al 5 febbraio. Il significato delle 25 canzoni in concorso, ascoltate per voi in anticipo, sembra essere questo. Idem per il cast, equilibrato tra giovanissimi (Sangiovanni, Rkomi, Mahmood e Blanco) e immortali (Gianni Morandi, Iva Zanicchi, Massimo Ranieri). Certo che andiamo a ballare: un quinto delle canzoni è riconducibile al genere dance. Nessun cambiamento, di fronte a chi si illudeva che la vittoria di Måneskin l’anno scorso rappresentasse l’inizio di una stagione. E il mondo lì – che per due anni ha significato una pandemia – compare solo casualmente nei testi. Ecco cosa abbiamo capito finora.
Achille Lauro, “Domenica” 5.5
Prendere Rolls Royce, elimina la distorsione della chitarra e otterrai domenica, la stanza che il trapper romano presenta quest’anno in concorso. Non esattamente una prova di originalità. Effetto calmante: quando la nozione di domenica è coinvolta in una canzone (da domenica mattina Dei Velvet Undeground. Buona Domenica Per Venditti), il significato è di solito trasmettere ottimismo all’auditor. Lauro De Marinis lo fa a modo suo: “’Sta vita è un ottovolante / romanzo rosa / non piuttosto porno”.
Giusy Ferreri, “Tesoro” 5.5
Chi rappresenta tutto ciò che resta della prima edizione di X Factor si prende una pausa dalle hit estive per provare un pezzo acustico che ricorda molto il circolo armonico. Per favore, non farmi essere frainteso. Aumentiamo il vostro voto rispettando l’altissimo modello di riferimento. Lo abbassiamo di nuovo a lui dopo aver letto il testo (“A volte non c’è motivo / E spero che ti porti da me”).
Michèle Bravi, “L’inverno dei fiori” 4.5
Poppetino sintetico, abbastanza sofisticato e poco accattivante. Mogol fils collabora al testo: “Se fossimo suoni, saremmo canzoni / E se fossimo stagioni, verrebbe l’inverno / L’inverno dei fiori”. Per citare il sommo poeta Brunello Robertetti: “Se fossi foco, brucerebbe / Se fossi acqua, bagnato / Se fossi sapone, strofinato / Se fossi ancora acqua, sciacquato”.
Rkomi, “Autoassegnabile” 6
Cosa resta del rock a Sanremo dopo la vittoria di Måneskin? Proprio il riff di chitarra della canzone di Rkomi. Coro astuto (“Sento sangue freddo / centottantamila giri su una coupé”) per il rapper di Calvairate alle prese con l’impossibile missione di mettere d’accordo i suoi fan con coloro che ne capiscono la musica. Roba da trasmettere, ma non è così male.
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