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Senza accordo c’è poco da essere … Allegri

L’Inter è una delle poche certezze rimaste in un mondo che sconvolge le abitudini che ci hanno accompagnato per intere generazioni. Là Beneamata può cambiare i proprietari, la struttura aziendale, persino zigzagando le sacre strisce orizzontali della maglia, ma l’Inter rimane con le sue paturnie. I nerazzurri conquistano la Champions League dopo 45 anni, unendosi nella stessa stagione con uno scudetto e una Coppa italiana? Bene, poco tempo per festeggiare e molto per discutere di José Mourinho che abbandona il suo popolo in estasi per salire sull’auto del presidente di Madrid Florentino Perez nel ventre del Santiago Bernabeu. E così tanto tempo per discutere di Diego Milito che pochi minuti dopo aver segnato un tutore leggendario, insinua i dubbi sul suo soggiorno per andare a guadagnare altrove. L’Inter vince il campionato mondiale di club ad Abu Dhabi? Bene, poco tempo per festeggiare un altro trofeo che fa parte della storia di questo club e molto tempo per discutere di Rafa Benitez che nelle interviste post-partita annuncia l’addio lanciando trasmissioni all’allora patrono Massimo Moratti.

Con il passare degli anni, l’Inter disputa finalmente un campionato da protagonista per un totale di 82 punti, lo stesso dell’anno leggendario, uno in meno dei leader, perdendo solo 4 volte, mostrando la miglior difesa del campionato e il secondo miglior attacco dopo aver giocato senza se e senza la splendida Atalanta nella sua tana, anche se nuda? Bene, questa volta non c’è nemmeno una piccola celebrazione, perché Antonio Conte si prenderà cura di tirarla fuori dal piatto attaccando in TV, incluso quello in casa, il club che lo ha scelto in peso per tornare in competizione in alto livelli.

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“Siamo fratelli del mondo, ma saremo anche i Tafazzi del mondo” avrebbero dovuto scrivere i padri fondatori sullo statuto del club nel 1908. Ma siamo così, e forse anche questo determina il fascino perverso di una squadra amato da milioni di persone e che riesce sempre a rimanere in prima pagina anche quando non si vince nulla. “L’Inter è come uno spin-off”, ha detto il grande Trappola che ha vinto un titolo di campionato dopo essere stato a un passo dall’esonero per una eliminazione estiva in Coppa Italia dalla Fiorentina.

L’equilibrio ha poco spazio nella storia dei nerazzurri, cammini sempre sul bordo, rischi l’osso del collo, ma nel frattempo non ti annoi mai, iniziando sempre una stagione con l’entusiasmo e l’emozione del primo giorno di scuola. Ma dopo quello che è successo domenica sera a Bergamo nel post match, l’atmosfera all’Inter è diventata pesante. Perché dovrà condurre a chiare scelte da parte del club verso il suo miglior allenatore ormai da 10 anni, rischiando così, in caso di separazione, di interrompere quel processo di crescita visto sul campo che profuma di importanti vittorie in un breve giro di posta.

Il cosiddetto rovescio di Conte, con la nota rilasciata lunedì pomeriggio ad Ansa, a mio avviso conferma il suo malcontento quando afferma che proverà a rendere il progetto triennale di successo con tutte le sue forze. Traduzione: “Solo ascoltando me stesso vinceremo”. Altrimenti, è chiaro che ognuno andrà per la propria strada. Ma qualsiasi divorzio, sia consensualmente che attraverso canali legali, costringerebbe l’Inter a ricominciare tutto da capo e probabilmente precluderebbe Conte da un futuro in piazze importanti che non vorranno portare a casa qualcuno che tende a sentirsi più importante della società in cui lavora. .

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È difficile, ma penso che ci sia ancora spazio per il bel tempo. La famiglia Zhang, Marotta, Ausilio, Zanetti, Oriali stesso, affrontano questo allenatore che ha il fuoco sacro che serve l’Inter, sul campo e dietro la scrivania, con grande chiarezza e una sintesi per il bene di tutti. Antonio Conte serve l’Inter come Antonio Conte serve l’Inter.

Intanto stasera per fortuna il campo tornerà a parlare con l’ottava finale di Europa League in una partita a secco contro gli spagnoli di Getafe in quella di Gelsenkirchen. Conte, nella conferenza stampa alla vigilia, ha parlato solo della gara che, in questo momento storico, può avere lo stesso valore di una finale di Champions League. L’Inter, che può contare anche sull’eccellente Alexis Sanchez, corazzato brillantemente dal club, ha tutte le carte in regola per chiudere le prove a suo favore e poi andare a giocare la Coppa nella atipica finale tedesca otto, creata dal covid.

Vinci, quindi, per restituire Allegri. Senza dover pensare al buon Massimiliano.

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