“Ieri, Biden, nel suo discorso, ha ammesso che gli Stati Uniti sono stati prima in Afghanistan per trovare i terroristi di Al Qaeda e poi sono rimasti per difendere i loro interessi”. Il vicesegretario della Lega, Lorenzo Fontana, direttore Esteri del partito, in questa intervista a ilGiornale.it, commenta la drammatica situazione in Afghanistan.
È quindi vero che la democrazia non si può esportare, come si dice da più parti e come ha sostenuto oggi Enrico Letta?
“È stato svelato un resoconto ipocrita che è servito a giustificare alcune azioni. I valori occidentali non sono stati esportati in paesi non occidentali. Ciò non significa che una parte della popolazione, anche in Afghanistan, non abbia collaborato con gli occidentali e che le donne abbiano notevolmente migliorato le proprie condizioni di vita. Purtroppo, però, è evidente che occorre un processo culturale molto più lungo e non è nemmeno certo che avverrà in quanto alcune delle prerogative che abbiamo in quanto occidentali non raggiungono necessariamente il resto della popolazione mondiale. mondo”.
Anche nel 2011, con Obama, gli Stati Uniti sono stati protagonisti in Nord Africa di interventi volti all’esportazione della democrazia. Non c’è una sorta di ipocrisia nella sinistra italiana?
“Senza tornare al 2011, basti ricordare che Joe Biden è stato eletto presidente con la grancassa della sinistra, dicendo: ‘finalmente il presidente si sta avvicinando a favore della democrazia, dei diritti umani e dei valori occidentali. Sei mesi, ha ammesso lui stesso che non era nell’interesse degli americani.Ieri, Biden è andato contro la narrativa guidata dalla sinistra in un ufficio anti-Trump, anche in campagna elettorale e non solo negli Stati Uniti Tanto oggi come nel 2011, in geopolitica, c’è Questo metodo di utilizzare una certa narrativa per giustificare azioni che hanno poco a che fare con i diritti umani. , ipocritamente, fare una campagna su questo deve quindi ammettere che la realtà dei fatti è diversa. Anche il silenzio assordante di #metoo e Black Live Matters che solo issiamo la bandiera dei diritti quando non c’è davvero bisogno di metterli in pratica in luoghi come l’Afghanistan dove proprio mancano”.
Ma allora anche la sinistra americana è imperialista?
“Il problema dell’Afghanistan risale al 2001, quando ci fu una reazione agli attentati dell’11 settembre, ma ormai da 10 anni gli Stati Uniti non avevano alcun interesse e da tempo cercavano di uscirne. È chiaro che potrebbero uscire diversamente. ci si poteva aspettare che i talebani tornassero al potere, nessuno si aspettava che la loro ascesa fosse così rapida e che gli americani uscissero di scena in modo così casuale.
Ora sei preoccupato che ci sia una crisi migratoria?
“Dobbiamo aiutare tutti quei funzionari che in questi anni hanno collaborato con l’Italia e che rischiano rappresaglie da parte dei talebani. Spero che i runner umanitari si aprano non solo per loro, ma anche per le donne e i bambini. Mi rendo conto che la crisi per i flussi migratori che potrebbero arrivare dall’Afghanistan è un vero problema visto che già negli ultimi anni molti sono fuggiti, nonostante il protettorato americano.500mila abitanti 20 anni fa per i 5 milioni di oggi.Si tratta di giovani che difficilmente resteranno, ora che i talebani sono al potere. Bisogna stare molto attenti che tra le persone che fuggono ci siano anche persone maliziose”.
C’è un rischio terroristico?
“Sappiamo che, anche in passato, i talebani hanno esternalizzato gli attacchi, cioè li hanno costretti a farlo alle organizzazioni terroristiche che stavano proteggendo, come Al Qaeda. È chiaro che stiamo parlando di gruppi estremisti che applicano la sharia. e questo potrebbe funzionare con i gruppi terroristici esistenti. Spero che le forze occidentali abbiano un’alleanza di intelligence per prevenire possibili attacchi”.
Perché non è stato pianificato di lasciare le forze di pace della NATO come nell’ex Jugoslavia?
“Forse si poteva prevedere un’azione del genere, ma il problema è che gli Stati Uniti, forza trainante e dominante in quest’area, non intendevano più restare in Afghanistan. Ma l’uscita è stata disastrosa, un pugno nello stomaco per gli americani che, guardando il filmato di ieri, hanno ricordato la sconfitta in Vietnam”.
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