La paura di cadere ha travolto la voglia di volare. L’Inter aveva tutte le ragioni per provare a vincere contro l’Atalanta a tutti i costi, ma non bastava. IL i troppi gol fatti e diversi passi falsi, a cui tutti giustamente prestavano attenzione alla vigilia della partita, hanno portato Conte a fare delle scelte (dall’inizio e dalla partita in corso) che – a ben vedere – hanno condizionato il risultato di Bergamo. Il risultato è stato una performance con pochissimi fulmini, lontana dallo stress test previsto. Perché, al netto dei giudizi sulla qualità del gioco finora espressi, i risultati erano già ben al di sotto delle aspettative e la gara di ieri ha rappresentato l’occasione giusta per invertire la rotta. Una di quelle volte in cui non importa come, ma l’unico obiettivo è completare il bottino.
PARADOSSO – Per il morale buttare dietro vari problemi e critiche più o meno legittime, ma anche più banalmente per non perdere più terreno in classifica. Invece l’Inter inciampa ancora, paradossalmente crolla dopo il gol di Lautaro Martinez. Colpa anche del change management, non proprio l’ammiraglia di un allenatore che non riesce a fare la cosa giusta entro novanta minuti. La filosofia di Conte è in contrasto con il suo pragmatismo e finora ha praticamente sempre prevalso, rendendolo schiavo di un modello di gioco mal funzionante almeno in questo preciso momento storico.
DI NUOVO – Per vincere lo scudetto serve una continuità che passi anche dalle vittorie sporche ai momenti difficili. Una questione di attenzione, precisione e personalità. Elementi che mancavano a Bergamo dopo il vantaggio e non per la prima volta durante la gestione di Conte. Assenze senza motivo. Si scontra con il corso del tecnico, ma resta chiaro lo stadio da affrontare sotto questi aspetti. Ad alcuni livelli, continuare a segnare il primo tiro in porta non può e non deve essere una coincidenza. L’auspicio è che il meticoloso lavoro settimanale porti presto alle risposte che l’ambiente merita per non mettere a repentaglio l’intero corso stagionale.
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