Tutti complici nell’affare Saman

cos’è successo a sinistra progressivo? E dove sono finiti i benefattori radicali chic? E che mi dici di femministe e i campioni del #metoo? Tutto silenzioso. Nemmeno davanti alle trascrizioni audio, in cui Saman Abbas rivela al suo ragazzo di aver sentito sua madre, Nazia Shaheen, parlare dell’omicidio come “unica soluzione” per punirla e purificarla, hanno rotto quel silenzio assordante. Nemmeno davanti alle riprese video delle telecamere di sicurezza che immortalano lo zio e i cugini mentre si incamminano verso i campi il 29 aprile con le pale con cui hanno scavato la buca per seppellire il corpo del 18enne. , hanno rotto questo silenzio colpevole. Nemmeno di fronte alla drammatica testimonianza del fratello minore che ha raccontato come lo zio danese Hasnain l’abbia brutalmente uccisa e, una volta tornati dai genitori della giovane, li abbia rassicurati spiegando loro che era “tutto sistemato”, hanno rotto complice. silenzio.

Per giorni, gli investigatori non hanno lasciato cadere il caso per un secondo. Le speranze di ritrovare viva la ragazza pakistana, che sognava un futuro libero con il fidanzato, sono crollate quasi subito. Le prove portarono rapidamente a credere che la famiglia Abbas si fosse allontanata dal violenza questo giovane ribelle. Il corpo, però, non è ancora stato ritrovato. E così, dopo più di un mese, continuiamo a cercarlo senza sosta. A Novellara, nella Bassa Reggiana, i fucilieri scrutano metro per metro la campagna che si perde intorno al casolare dove abitava la giovane. Poco distante c’è la fattoria dove lavorava il padre. Nelle prossime ore dovranno passare alla tecnologia dell’elettromagnetometro per avere una scansione più approfondita del piano interrato. Nel frattempo, la procura di Reggio Emilia sta cercando di restare unita contro la famiglia Abbas che avrebbe giustiziato Saman a sangue freddo. Colpa sua? ”Opponendosi al matrimonio che i suoi genitori le avevano combinato in Pakistan. Perché su questa drammatica vicenda, fin dall’inizio, un disarmante velo di silenzio è sceso dal sinistra? Solo i vertici del centrodestra sono scesi in campo non solo per chiedere agli inquirenti di fare luce sulla triste sorte di Saman ma anche per accendere un faro radicalismo islamico che, nell’indifferenza generale, continua a proliferare all’interno delle comunità musulmane in Italia.

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La settimana scorsa, in una coraggiosa intervista con Nazione, Luca Ricolfi ha spiegato che le ragioni di questo (colpevole) silenzio si trovano in“considerazioni speciali” che i progressisti continuano a riservare perIslam. “La sinistra teme che gli aspetti più imbarazzanti di questa cultura, e in particolare il suo modo di trattare le donne, mettano a rischio il progetto politico di diventare i rappresentanti elettorali di questo mondo, grazie all’estensione del diritto di voto agli immigrati”. Ancor prima che le indagini della Procura di Reggio Emilia rivelassero tutti i contorni del presunto omicidio, il sociologo aveva previsto che, “anche se ci fosse la certezza che sia stata uccisa dalla sua famiglia, un velo di misericordia si stenderebbe sulla vicenda” in nome di a politicamente corretto significa spingere a sinistra per garantire “protezione speciale” a minoranze come i musulmani. Oggi abbiamo avuto la prova della veridicità di queste parole. Dalla sede del Pd sono uscite pochissime dichiarazioni di condanna. E solo Emanuele Fiano ha avuto il “coraggio” di parlare di Islam. Tutti sono rimasti alla larga. E se è già una colpa grave, ancora più grave è quella commessa da chi oggi continua a rivolgere lo sguardo altrove per non vedere il male che esiste in certe comunità.

Non dobbiamo nasconderci dietro le parole. Neanche noi dovremmo averne paura. Matrimoni combinati e violenza contro le donne sono alcuni dei tanti frutti marci difondamentalismo islamico. È importante segnalarlo in modo che non si riproduca. Chiunque li chiami per sinistri calcoli politici è complice e colpevole.

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