Un casinò per i palestinesi, può riaprire l’Oasis di Gerico?

Secondo alcune indiscrezioni, vi è la possibilità che l’Oasis di Gerico riapra. Sarebbe un’ottima notizia sia per i giocatori che per il governo palestinese, nonché un passo nella direzione di una utopica pace.

Il casinò di Gerico chiuso dal 2000

Mentre in Europa scoppia la guerra tra Russia e Ucraina, nel Vicino Oriente gli scontri tra israeliani e palestinesi non si sono mai interrotti. Dei rumor portano però una ventata di ottimismo: sembra che l’esercito israeliano e l’Autorità Nazionale Palestinese, bisognosa di fondi, stiano valutando la riapertura dell’Oasis di Gerico. Il casinò era stato aperto nel 1998 e chiuso dopo solo due anni a causa delle rivolte civili.

Ora, i casinò tradizionali sono stati sostituiti completamente dalla controparte online. Un portale come 888 Casino permette di giocare in comodità, approfittando di bonus e vantaggi, come un programma VIP a livelli. In più, l’assistenza è sempre disponibile a rispondere a ogni domanda. Tutti questi vantaggi appartenenti ai casinò online non si ritrovano nei casinò tradizionali, che generalmente restano un luogo di intrattenimento per i nostalgici. Per gli israeliani, però, questa sarebbe l’unica opzione: il gioco d’azzardo è vietato nello Stato ebraico ma non in Cisgiordania, dove sorge la città di Gerico. E infatti in quei due anni di apertura migliaia di israeliani si recavano al casinò di Gerico per divertirsi anche durante i tempi più bui.

 Gli sfarzi dell’Oasis di Gerico

L’Oasis, aperta nel 1998 grazie a un investimento privato da 50 milioni di dollari, univa gli sfarzi di Las Vegas all’estetica di Abu Dhabi. Nei due anni di attività generò ingenti introiti, secondo le stime quasi due milioni di dollari al giorno, a favore della società proprietaria, dell’Anp e di una serie di figure di spicco israeliane e palesinesi. Alcuni dei nomi che echeggiavano tra le ampie sale appartenevano all’alta società, come quello di Mohammed Dahlan, allora capo della sicurezza preventiva, e quello di Mohammed Rashid, oggi emiro di Dubai e uno degli uomini più ricchi del mondo.

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Enormi guadagni andavano però anche all’Autorità Palestinese, che riceveva una tassa del 30% sui guadagni. Considerato che la media dei visitatori nel mese di ottobre 1999 fu di 2500 persone al giorno, si può immaginare quanto fosse grosso il giro d’affari. Sorge quindi spontanea una domanda: perché riaprire solo ora il casinò di Gerico?

Il contesto sociale della riapertura

L’Oasis di Gerico rappresenterebbe un nuovo locale dedicato agli israeliani in un’area a maggioranza palestinese, è questo il motivo principale che mette a tacere ogni indiscrezione. Le casse vuote dell’Anp (Autorità Nazionale Palestinese), invece, spingono per l’apertura; ma vi è anche l’idea di dare una nuova spinta alla “pace economica” con i palestinesi promossa dal governo di Natfali Bennett. Nello Stato ebraico, infatti, il gioco d’azzardo è vietato ma gli israeliani amano giocare e sarebbero disposti a tornare a spostarsi di pochi chilometri, appunto a Gerico, per dare sfogo alla propria passione.

“Il casinò di Gerico è amato dagli israeliani, gli apparati di sicurezza tuttavia esitano. L’Anp però fa molte pressioni per riaprirlo perché garantisce un sacco di soldi”, spiega schiettamente Nir Dvory, corrispondente per gli affari militari della tv israeliana Canale 12. Tornerebbero così disponibili agli israeliani roulette, chemin de fer, blackjack e le tanto amate slot machine. Le autorità palestinesi non hanno ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alla riapertura o meno del casinò, in ogni caso a Ramallah le voci corrono.

Se dovesse effettivamente riaprire, l’Oasis dovrà fare i conti con un contesto sociale complicato. A livello globale proseguono gli scontri in Ucraina, mentre nella città di Gerico la popolazione locale disapprova il gioco d’azzardo per motivi religiosi e dunque non trarrebbe alcun beneficio dalle sue attività. Il casinò sarebbe infatti rivolto agli israeliani, che arriveranno in autobus, e agli stranieri. Inoltre, l’Oasis sorgerà di fronte a un campo profughi palestinese abitato da 25 mila rifugiati, un ambiente che può complicare i rapporti tra i due popoli da sempre in lotta per il controllo del territorio.

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