“Uno psichiatra polacco era accanto a Giovanni Paolo II in agonia” – Corriere.it

a partire dal Stefano Lorenzetto

Il giornalista Bénédicte Lutaud, da Le Figaro come l’autore della prima intervista a un pontefice: le mogli dei Papi, le infermiere e gli amici oscurati in Vaticano

Cerca la donna! destino che siano sempre i giornalisti francesi a incrociare la vita dei papi. Va avanti dai tempi di Leone XIII, il primo nella storia a rilasciare un’intervista. E ‘stato rilasciato il 4 agosto 1892 su Le Figaro
con la firma di Séverine, pseudonimo di Caroline Rmy: il 31 luglio, una domenica, era in conversazione con lui da 70 minuti. Gli capita di lavorare a Figaro anche Bndicte Lutaud, recentemente in libreria con Le mogli dei papi
(Guerini and Associates), un saggio di 280 pagine in cui ricostruisce le storie di cinque figure femminili che hanno avuto ruoli di primo piano in Vaticano negli ultimi 90 anni. Come Pascalina Lehnert, la monaca tedesca soprannominato il papa, segretario, istitutrice e nutrice di Pio XII: su una delle 20 foto scattate di nascosto dall’archiattrice pontificia Riccardo Galeazzi Lisi, poi ceduta a Partita di Parigi, potete vederla, la suora tedesca che fu assistente di Eugenio Pacelli dal 1917 e lo accompagnò fino alla morte, seduta accanto al letto dell’augusto malato morente, così gli infila in bocca la cannula della bombola di ossigeno. Figlia di Christian Lutaud, ex professore di letteratura agnostica alla Sorbona, la giornalista 33enne è stata educata al cattolicesimo dalla madre Elisabeth, logopedista. Prende le distanze dalla Chiesa durante il master in giornalismo presso Sciences Po, l’istituto parigino di studi politici. Si è avvicinato nel 2014. C’era un vuoto nella mia vita. Ho cercato di riempirlo con lo yoga, ma sono scappato imbarazzato dalle classi quando hanno imposto un canto religioso che mescolava Buddha, divinità indiane e Gesù. Ha un figlio nato l’anno scorso. Fu battezzato da Timoteo, colui che onora Dio, come il martire di Efeso convertito da san Paolo.

Strano, il suo riconoscimento delle mogli dei papi parte da una tomba.

S, dal Cimitero Teutonico Vaticano. C’è una stele modesta, con un epitaffio a lettere rosse: “Leben ist Liebe”, l’amore per la vita. Più piccolo, un nome, Hermine Speier, le date di nascita e morte, 1898 e 1989, e solo un’altra parola in tedesco: “Archologin”.

Archeologo.

Era una donna, era straniera, era ebrea più che cattolica. Fu, tuttavia, il primo assunto in Vaticano. L’onore di seppellirla lì, sebbene sia morta a Montreux, in Svizzera, ha rari precedenti. Quando Rosa, Maria e Anna Sarto, le tre sorelle nubili che vissero con Pio X, espressero il desiderio di incontrarsi al cimitero teutonico per essere più vicine alle grotte vaticane dove sarebbe stato sepolto, lui rispose in dialetto: “Tose, xe mejo che e con il tuo mare”. Furono infatti sepolti a Riese, accanto alla madre. Lo racconta nel libro Nello Vian, figlio di un confidente del papa veneziano Salvezza per un vecchio prete.

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Cosa ha di speciale la storia di Speier?

Ha lavorato presso l’Istituto Archeologico Tedesco di Roma. Quando Adolf Hitler salì al potere, il suo destino era segnato. Il suo superiore, Ludwig Curtius, chiese aiuto all’amico Bartolomeo Nogara, direttore dei Musei Vaticani. Il quale ne parlò con Pio XI, che da allora in poi lo protesse. E lo stesso fece il successore, Pio XII.

L’archeologo è stato in grado di ripagare.

E come. Ha organizzato l’Archivio fotografico della Biblioteca Apostolica. E trovò nelle cantine la testa di uno dei dodici cavalli che ornavano i frontoni del Partenone ad Atene, perduta da secoli.

Come ottenne suor Pascalina Lehnert il titolo di papa?

Eugenio Pacelli, nunzio a Monaco, la conobbe nel 1917, quando aveva 23 anni. Era altezzosa e bella. Era impressionato. L’anno successivo la reclutò come istitutrice. Dimostrò subito di potercela fare, difendendo il futuro papa da due bolscevichi spartachisti che, pistole alla mano, avevano fatto irruzione nella nunziatura. Nel 1920 Pacelli perse la madre, alla quale era molto legato. Detenuto in Germania, non ha potuto partecipare al funerale. Cadde in depressione. Fu lei, l’infermiera Pascalina, a portarlo fuori.

Più madre che sorella.

Promosso nunzio a Berlino, lo porta con s. Con attitudine marziale, schierò un assistente, un maggiordomo, un cameriere, un cuoco, un autista e due sorelle dedite alle faccende domestiche. Finché il più anziano non pone un ultimatum: “Monsignore, o voi o noi!”. Pacelli ha scelto lei. Nominato Segretario di Stato Vaticano, la portò con sé in Italia.

Dove divenne il primo e unico conclave femminile nella storia della Chiesa.

Quella del 1939, da cui uscì Pacelli con il nome di Pio XII. per leifuori di tutto
non ne valeva la pena: le medicine dovevano essere consegnate al cardinale segretario di Stato.

La vaticanista di Paris Match Caroline Pigozzi in un recente articolo ha ipotizzato che ci fosse qualcosa di tenero tra i due.

Non ci credo. Così come non credo alla storia della “relazione intima” tra l’arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit, e Laetitia Calmeyn. È pettegolezzo. Questa è una stimata teologa belga, una vergine consacrata. La sua vita non era un segreto per nessuno.

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Allora perché Aupetit si è dimesso?

La politica c’entra qualcosa, non la gonna. Si era fatto molti nemici su molteplici questioni, dispiaciuto a destra ea manca con i suoi modi rudi, certamente non più rudi di quelli che a volte papa Francesco mostra. Molti erano diventati gelosi dell’influenza di Calmeyn sul prelato come fedele consigliere.

Ricorda la relazione tra Karol Wojtyła e la psichiatra polacca Wanda Płtawska.

Delle cinque donne su cui ho indagato, lei, ormai centenaria, è la più interessante. Una storia di amicizia durata più di 50 anni, la loro. Si trovava nella stanza di Giovanni Paolo II al Policlinico Gemelli dopo l’attentato del 1981. Fu accanto a lui in Vaticano per controllare tutti i farmaci e prescrivere rimedi naturali durante i 143 giorni della sua convalescenza, con grande indignazione dei cardinali, furiosi perché estraneo passeggiava in pantofole nel Palazzo Apostolico. Certamente era al suo capezzale alla morte del papa, ma il suo nome fu cancellato dal comunicato ufficiale della Santa Sede. Niente di nuovo: la stessa sorte aveva colpito suor Pascalina Lehnert e suor Vincenza Taffarel, istitutrice e nutrice di Giovanni Paolo I. Negli atti sulla morte di papa Luciani sono citati solo il segretario don Diego Lorenzi e altri personaggi maschili.

Wojtyła era il confessore di Płtawska.

Fu il primo a comprendere la tragedia di questa donna della Resistenza polacca, deportata all’età di 19 anni a Ravensbrck. Per cinque anni, i medici nazisti l’hanno usata come cavia in esperimenti pseudo-scientifici, causandole alla fine danni permanenti alla gamba. La sua scelta di dedicarsi alla psichiatria e alla difesa della vita nasce dagli orrori vissuti nel campo di concentramento, che da allora la tormentano: bambini appena partoriti da detenuti gettati ancora vivi nei forni crematori. Il 22 novembre 1962, Płtawska era pronta per sottoporsi a un intervento chirurgico all’intestino per rimuovere il cancro. Dalla sera al mattino, il tumore è miracolosamente scomparso. Il suo amico Karol aveva scritto a Padre Pio, pregandolo di salvare questa giovane madre di quattro figli.

Gli ultimi tre papi, sebbene stranieri, si sono concentrati sulle donne italiane.

La più potente fu Madre Tekla Famiglietti, irpina che prestò servizio come badessa generale delle monache Brigidine per 37 anni. Il miglior alleato di Giovanni Paolo II in campo diplomatico. Ha rubato a Fidel Castro il permesso di aprire un convento all’Avana e ha reso possibile la storica visita del Papa polacco a Cuba nel 1988. Benedetto XVI ha invece affidato il compito di fondare e dirigere Chiesa delle donne del mondo, supplemento mensile diosservatore romano, una Lucette Scaraffia.

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Dice la femminista vaticana.

Molto apprezzato anche da Francesco, che ha scritto la prefazione a un suo libro e l’ha chiamata al cellulare.

Qualcosa tra loro sembra essersi spezzato.

Prima Scaraffia ha pubblicato il saggio Dall’ultimo contatore, in cui ha raccontato la sua esperienza lunare di donna convocata al sinodo sulla famiglia e isolata in fondo alla stanza. Finché il pontefice argentino non lo difese. Ma poi il Vaticano si ribellò per le sue orribili e ben documentate accuse di abusi da parte del clero nei confronti di chierici, spesso costretti ad abortire, e di suore ridotte a servire gratuitamente cardinali e vescovi.

Il Santo Padre non regna in Vaticano?

No, ordina alla curia romana.

Adesso Scaraffia critica con Bergoglio.

L’ho incontrata. molto deluso, direi indignato. Ma continuate ad amare il Papa e la Chiesa. Le nostre storie sono molto simili. Lei, sessantottenne, femminista, comunista, atea, apprendista buddista, è tornata alla fede quando è entrata per sbaglio in Santa Maria in Trastevere durante la celebrazione del ritorno di un’icona della Madonna restaurata e ha sentito il canto di ilAcatisto Bizantino; Io a Saint-Nicolas-des-Champs, a Parigi, il mercoledì delle Ceneri, ascoltando le parole di Paolo ai Corinzi: “Ora è il momento favorevole, ora è il giorno della salvezza”. Ho capito che non erano solo le parole di un libro: era Dio che mi parlava.

Verrà al sacerdozio femminile?

Non la penso così. Due millenni di teologia deviante hanno reso la Chiesa misogina.

Allora come si spiega la leggenda di papa Giovanna che fiorì nel IX secolo?

Proprio con l’atavica angoscia di vedere una donna salire al trono di Pietro fingendosi uomo e partorire in pubblico durante una processione dal Vaticano al Laterano. Da qui il grottesco rituale del diacono incaricato di confermare, attraverso una sedia traforata, la presenza dei testicoli nel neoeletto pontefice: “Duos habet et bene pendentes”. I sacerdoti presero posto sul piedistallo. Invece, rimangono peccatori, come tutti gli altri. Vedono la donna come Eva la tentatrice, piuttosto che Maria Maddalena, la prima testimone della risurrezione di Cristo.

14 gennaio 2022 (modifica 14 gennaio 2022 | 22:59)

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