Urgente fino a marzo: il governo lancia la proroga (e complica Draghi al Colle)

Il presidente del Consiglio Mario Draghi vara la miniproroga, fino al 31 marzo 2022, dello stato di emergenza e ripara il buco nel superpasso verde. Oggi dovrebbe arrivare il via libera dal Consiglio dei ministri.

Complicata però l’ascesa al Colle del padre dell’inquilino di Palazzo Chigi, che difficilmente potrà rinunciare alla direzione del governo con lo stato di emergenza ancora in vigore.

L’estensione del “regime eccezionale” era un passo necessario. Diversamente, dal 1° gennaio 2022, il pass verde potenziato non sarebbe più stato valido. Il decreto, che introduce l’obbligo del certificato di vaccinazione per accedere a bar, ristoranti e trasporto pubblico locale, contiene una clamorosa “difettosa”.

L’obbligo è iniziato il 6 dicembre e rimarrà in vigore fino al 15 gennaio. C’era una lacuna da colmare: lo stato di emergenza, l’ombrello legale necessario per introdurre l’obbligo del green pass per accedere ai luoghi pubblici, è scaduto il 31 dicembre 2021. green pass sarebbe stato senza copertura legale.

Il governo Draghi non aveva calcolato lo scarto temporale tra la fine dello stato di emergenza (31 dicembre) e quella del certificato di vaccinazione obbligatoria (15 gennaio). Unica certezza per il momento: via libera alla proroga per rimediare all’errore. Ora stiamo pensando alla durata dopo il 31 marzo. La proroga al 31 marzo decisa da Palazzo Chigi si basa su una base giuridica. La legge prevede che lo stato di emergenza possa rimanere in vigore per un periodo massimo di 24 mesi: 1 anno rinnovabile un anno. La scadenza è il 31 gennaio 2022, quando i 24 mesi sono scaduti. Con atto amministrativo il governo può prolungare la durata oltre i due anni per un massimo di due mesi. Da qui la decisione del premier Draghi di prevedere un’estensione di 60 giorni della miniera fino al 31 marzo 2022. Non si può andare oltre con gli attuali strumenti normativi. Per arrivare intorno al 31 marzo, termine ultimo per il mantenimento di un regime eccezionale, serve una legge approvata dal Parlamento che dovrebbe portare a 3 anni la durata massima del periodo di emergenza. Ma qui entrano in gioco i partiti, la politica. Una tale decisione (l’estensione del periodo dello stato di emergenza a tre anni) avrebbe un impatto molto grave sulle libertà individuali e sulle garanzie costituzionali. Chi può assumersi la responsabilità di una scelta di questa portata? Le parti. E quindi il presidente del Consiglio vuole federare il controllo con un unico obiettivo: chiamare alle proprie responsabilità le forze politiche. Se vuoi mantenere vivo lo stato di emergenza, devi approvare una legge in Parlamento. In caso contrario, la proroga non potrà andare oltre il 31 marzo.

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Poi c’è tutta la questione politica: lo stato di emergenza manterrebbe Draghi incollato a Palazzo Chigi, tagliandolo fuori dalla corsa al Quirinale. Il 3 febbraio scade il mandato di Sergio Mattarella. In caso di trasferimento al Colle, Draghi dovrebbe rinunciare alla guida dell’esecutivo 45/50 giorni prima della fine dell’emergenza. Un terreno scivoloso dove si intersecano vari ostacoli. La chiusura del pronto soccorso del 31 marzo porta a una serie di nodi da sciogliere. Il primo: la struttura dei commissari guidati dal generale Figliuolo. Prende piede l’ipotesi di un trasferimento di poteri alla Protezione Civile. Ma anche allora, ci sarebbero limiti legislativi.

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