Usa 2020, gli elettori confermano la vittoria di Biden | Lui: “È ora di voltare pagina, unirsi e riconciliarsi”

“In questa battaglia per l’anima dell’America, il la democrazia ha prevalso. Noi il popolo abbiamo votato. Ha mantenuto la fede nelle nostre istituzioni. L’integrità delle nostre elezioni è rimasta intatta. Se nessuno lo sapeva prima, lo sappiamo adesso. Ciò che batte forte nel cuore del popolo americano è questo: la democrazia. Il diritto di essere ascoltati, di contare i propri voti, di scegliere i leader di questa nazione, di governare noi stessi. In America i politici non prendono il potere, il popolo glielo dà – sottolinea Biden -. La fiamma della democrazia è stata accesa in questo paese molto tempo fa. E ora sappiamo che niente, nemmeno una pandemia o un abuso di potere, può spegnere questa fiamma. “

“Come ho detto durante questa campagna, Sarò il presidente di tutti gli americani. C’è lavoro urgente davanti a tutti noi – spiega il presidente eletto -. Controlla la pandemia vaccinando la nazione contro questo virus, fornendo l’assistenza economica immediata tanto necessaria a tanti americani che sono feriti oggi e ricostruendo la nostra economia meglio che mai.

Il voto dell’elettorato Alla fine di una lunga giornata, i 538 “grandi elettori” dei 50 stati e della capitale hanno suggellato la vittoria di Joe Biden e Kamala Harris. Di solito un rito puramente cerimoniale, tranne per il fatto che Donald Trump continua a denunciare un’elezione fraudolenta e vede il suo rivale come un presidente illegittimo anche dopo che una Corte costituzionale a maggioranza conservatrice ha respinto il suo ultimo appello.

I principali elettori, il cui numero varia a seconda della popolazione, si sono riuniti per votare in base al risultato del voto popolare nel loro stato, come previsto dalla legge, nonostante la possibilità di alcuni “infedeli”: 306 per il biglietto dem, 232 per i repubblicani, con un quorum di 270 per entrare alla Casa Bianca. In alcuni casi, le operazioni sono state condotte sotto alta tensione, come nel Michigan, uno degli stati più controversi, dove il parlamento è stato chiuso per “minacce credibili di violenza” pervenute ai membri del Congresso di entrambe le parti. In Wisconsin, invece, la Corte Suprema ha respinto per la seconda volta il tentativo di Trump di invalidare più di 200mila voti. Il presidente ei suoi più stretti alleati hanno ora un seggio definitivo per contestare il risultato elettorale, ma praticamente senza speranza: il Congresso, che il 6 gennaio conterà formalmente i voti del collegio elettorale in camere miste.

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I nuovi parlamentari potranno presentare obiezioni scritte che, tuttavia, saranno valutate solo se co-firmate da almeno un membro di ciascuna Camera. Altrimenti, rimarranno un puro atto di protesta, come accaduto nel 2017 quando diversi parlamentari democratici contestarono la vittoria di Trump in alcuni stati a causa dell’interferenza russa ma Hillary Clinton aveva già ammesso la sconfitta e nessun senatore del partito ha aderito solo all’iniziativa.

Se invece è presente una “coppia” di rappresentanti di entrambe le Camere, la sessione plenaria sarà interrotta e ciascuna Camera discuterà l’obiezione per un massimo di due ore, prima di votare sull’opportunità di ribaltare il risultato della lo stato in questione. Ma per rovesciarlo veramente occorrerà l’accordo di entrambe le Camere del Parlamento, cosa che non accadeva dalla cosiddetta Era della Ricostruzione, il periodo post-Guerra Civile americana dal 1865 al 1877. D «quanto la Camera è in mano ai dem, mentre le sorti del Senato – ora controllato dai repubblicani – sono sospese nelle due votazioni del 5 gennaio.

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