Sono arrivate un milione di dosi ma solo 80.000 vaccinate. Il 30% delle bottiglie è inutilizzato nei frigoriferi, pesa la babele di 21 piani regionali
di Marzio Bartoloni
Sono arrivate un milione di dosi ma solo 80.000 vaccinate. Il 30% delle bottiglie è inutilizzato nei frigoriferi, pesa la babele di 21 piani regionali
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Israele, che ha già vaccinato metà della popolazione, ma anche l’Inghilterra, con iniezioni a tappeto, sono lontane. L’Italia dopo un primo sprint nella primissima fase – quella delle somministrazioni a medici e infermieri in 300 ospedali – ora all’apice delle vaccinazioni di massa sta rallentando e infatti dopo essere in testa alla classifica Ue nelle prime settimane di gennaio ora per numero di Le dosi somministrate per 100 abitanti sono dietro a Polonia, Slovacchia, Spagna, Francia e Germania. La colpa non è solo nella riduzione delle consegne da parte delle aziende, un dato che interessa tutti i Paesi europei e che martedì 23 febbraio ha visto una nuova caduta di piastrelle pesanti: secondo fonti europee AstraZeneca taglierebbe della metà per due le proprie forniture. ‘UE nel secondo trimestre, che dosa 180 milioni a 90.
Il grande caos dei piani regionali
In realtà il problema risiede anche nelle difficoltà organizzative delle Regioni che, per vaccinare fuori dagli ospedali – over 80, insegnanti, personale scolastico e forze dell’ordine – sono troppo lente con territori già avanti e altre che partono molto tardi tra gli altri . con un effetto di caos generato dal fatto che le regole per prenotazioni e punti di consegna sono spesso molto diverse da una regione all’altra. E così, per il momento, più di uno su quattro dosi (30%) rimane nei frigoriferi, visto che dei 5,2 milioni di dosi disponibili, le somministrazioni sono quasi 3,7 milioni: quindi 1,5 milioni di dosi sono inutilizzate, numeri troppo alti e non giustificati dalla necessità di riservare le fiale per seconde somministrazioni. Con enormi differenze regionali: se la Valle d’Aosta ha somministrato più del 90% delle dosi disponibili, Calabria, Sardegna e Liguria ne lasciano quasi la metà inutilizzate.
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AstraZeneca, progresso lento
Ma il ritardo più evidente è quello relativo al vaccino AstraZeneca che da martedì 23 febbraio – dopo una tanto attesa circolare del Ministero della Salute – è utilizzabile non solo per gli under 55 ma fino ai 65 anni. Qui lo “spreco” è molto più alto: finora ne è stata utilizzata solo una su dieci dosi. La struttura commissaria guidata da Arcuri ha infatti erogato un milione e 48.000 dosi, ma quelle somministrate sono meno di un decimo. Il siero prodotto dall’azienda anglo-svedese è stato indicato come prioritario per l’utilizzo delle vaccinazioni delle categorie lavorative più esposte, ma secondo i dati di martedì pochissime persone vaccinate con la prima dose sono: ad oggi, solo 51 mille vaccinati con la prima dose di personale scolastico e 33mila membri delle forze armate. Poco più di 80.000 dosi utilizzate, a cui vanno aggiunte qualche migliaio per le vaccinazioni di medici privati sotto i 55 anni di età.
Troppi modelli, poca organizzazione
A pesare sul netto rallentamento, è il fatto che dopo aver avviato un piano vaccinale nazionale abbastanza generico, l’attuazione è passata alle Regioni che hanno dato vita a 21 piani regionali. Con regole e tempi diversi: c’è chi, ad esempio, è molto avanzato nella vaccinazione degli ultraottantenni – come la Lazio, che ha già raggiunto il 20% degli anziani – e chi se ne va solo in questi giorni – questo. Per non parlare delle amministrazioni: ci sono quelle over 80 che le vaccinano negli ospedali e quelle dei medici di famiglia, che diventeranno determinanti ora nella fase della vaccinazione di massa. Qualcuno però rifiuta di vaccinare nel proprio studio chiedendo l’intervento dell’ASL ma lasciando così “scoperti” i primi pazienti di 65 anni che, ad esempio, nel Lazio dal 1 marzo non sapranno a chi rivolgersi. .
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