Gianluca Vialli, ha detto a Sky uno degli artefici dello Scudetto 1991 raccontando il segreto di questa fantastica corsa che ha portato la Sampdoria al titolo di campione d’Italia: “Questa Samp è stata una squadra che ha fatto bene ma senza prenderti troppo sul serio, una squadra che cercava di sorridere su cose che non andavano bene, insomma una squadra di amici che cercano di mostrare valori, forse anche senza rendersene conto – ha detto – C’era lealtà, camicia e senso di appartenenza, rispetto per il partner, mettere l’obiettivo collettivo prima dell’individuotrasparenza, nel senso che c’erano problemi, ci sono sempre problemi quando si vive nello stesso spogliatoio e si fanno tante partite e c’è molta pressione, ma detto le cose in faccia e attraverso questa trasparenza e onestà eravamo in grado di migliorare e superare i problemi. È qualcosa che, in un certo senso, incoraggerei tutti a fare, a colpirsi allo stomaco e non alla schiena ”.
“In questa Samp c’è chi voleva vendetta dopo l’Italia 90”
E ancora una volta sui motivi che hanno portato questa Sampdoria alla vittoria in campionato: “Uno dei segreti, la benzina che mette in moto il tuo motore e ti da incredibili motivazioni può essere vendetta anche contro certe situazioni che non ti sono andate bene – ripete Vialli – Mi piace molto una frase che ho sempre cercato di mettere in pratica ma spesso non l’ho fatto “ non si perde mai, o si vince o si impara ”, quindi l’anno dopo i Mondiali, c’era questa volontà di dimostrare il nostro valore che era stata messa in dubbio durante l’Italia 90 ed era un propellente importante “.
“La nazionale mi fa stare bene”
Ora ancora una volta un’esperienza in Nazionale: “Credo che ogni professionista che fa parte di un gruppo di lavoro debba portare la propria esperienza, capacità e valori in cui crede, nella speranza di ritrovare gli stessi valori o ‘Ci sono di meglio che acquisirli – spiega – Questo è quello che è successo a me quando sono arrivato in questa Nazionale nella speranza di dare un contributo significativo ed essere un valore aggiunto cercando di non rovinare ciò che era già eccezionale. Così ho provato dare qualcosa e ho molto in cambio. Te lo dico, adesso faccio molto spesso gli esami del sangue e quando vengo a Londra in Italia e che ci resto in questi dieci giorni non so se è quello che mi danno da mangiare o se è l’atmosfera, stare con i giocatori, torno, faccio di nuovo gli esami ei miei oncologi mi dicono che sono i migliori che abbiano mai visto. Ovviamente l’ambiente per la nazionale fa bene anche al sangue“.
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