I dati del nuovo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità. I maggiori rischi nella fascia di età 60-79 anni, anche un crollo dei ricoveri. Tra i 40 ei 59 anni solo 89 ricoverati su 7,3 milioni di immunizzati. L’allarme per i più piccoli: molti sfuggono alla diagnosi
I contagiati da Covid tra i oltre 80 e non vaccinato 20 volte più probabilità di morire che immune con due dosi nella stessa fascia di età. Tra 60 e 79 anni la differenza di letalità tra i vaccinati e quelli che non lo sono diventa ancora più sorprendente: 30 volte il rischio di morte per chi non è coperto. Tra 40 e 59 anni in compenso, il rischio di finire in ospedale si moltiplica per cinque. Tra i più giovani, dai 12 ai 39 anni, siamo a rischio zero per i casi di terapia intensiva tra i vaccinati. In quattro mesi, dal 4 aprile all’8 agosto, nemmeno un episodio. I dati che”Istituto Superiore di Sanità rilasciato ieri. Tengono conto dei ricoveri e dei decessi contagiati, ordinari o in terapia intensiva legati al Covid. Questi sono gli stessi mesi in cui il campagna di vaccinazione accelerato diventare massiccio, venendo a coprire 35,3 milioni di compatrioti in doppia dose e circa 38 milioni con a. Il rapporto dell’Iss, presieduto da Silvio Brusaferro, è il risultato dell’analisi congiunta dei dati del registro nazionale dei vaccini con quello della sorveglianza Covid-19 che deriva dalle regioni.
Gli over 80
Il rischio di morte tra gli ultraottantenni diverge drammaticamente tra coloro che sono coperti e coloro che non lo sono. Senza due dosi, le persone in questa fascia di età hanno il 96,69% in più di probabilità di morire a causa del virus rispetto a coloro che sono immuni. Con una sola dose, la differenza scende al 74,22%, che è ancora un grande divario. I dati assoluti sono più chiari: da aprile ad oggi, 28 su 80 che avevano ricevuto due dosi sono morti e facevano quindi parte dei 4 milioni vaccinati in questo gruppo. Tra i non vaccinati il rapporto è ben diverso: 54 anziani sui 418.000 non coperti sono morti. I contagi sono stati 756: la letalità è ancora oggi altissima, oltre l’8%, se non si vaccina. Tra gli immunizzati, i contagiati sono 2.017, un numero più alto. Questo perché è successo quello che gli esperti chiamano il paradosso del vaccino. I numeri dei casi di Covid tra i vaccinati sono superiori a quelli che non lo sono perché abbiamo coperto più del 93% dell’audience.
La fascia 60-79 anni
Le stesse differenze si trovano in questa gamma. Ancora più interessante nel caso dei ricoveri in terapia intensiva, un rischio concreto per chi contrae il Covid. Chi ha completato il ciclo di vaccinazione, che l’Iss considera 14 giorni dopo la somministrazione della seconda dose, il rischio di rimanere a letto senza ossigeno scende del 97,79% rispetto ai non vaccinati. E il 90,57% per coloro che hanno ricevuto una singola dose. C’erano solo 17 vaccinati a doppia dose che hanno sperimentato la fame di ossigeno durante quei 4 mesi. E 6 morti su oltre 8,3 milioni di vaccinati in questi due decenni. Tra i non vaccinati, le cifre divergono nettamente: 104 persone si sono trovate nella zona medica critica (con 64 decessi) su un pubblico molto più ristretto: 2,8 milioni di non vaccinati.
La gamma 40-59 anni
Anche in questi due decenni ci sono differenze sostanziali tra le due categorie: vaccinati e non vaccinati. Il calcolo dei ricoveri ordinari per Covid ne è un esempio: in quattro mesi in questa fascia di età sono state ricoverate 1.081 persone non vaccinate su oltre 16.800 contagiati. Ciò significa che tra coloro che non sono coperti, c’è una possibilità su 16 di essere ricoverata, sia pure nei normali letti d’ospedale. Se, invece, si vaccina, la proporzione cambia notevolmente. Solo 89 vaccinati in doppia dose sono stati ricoverati per il Covid su 7,3 milioni di vaccinati. C’erano 6.873 infezioni tra quelli vaccinati. Ciò significa che c’è un caso ogni 77 infezioni che finiscono in ospedale.
La fascia 12-39 anni
quella in cui l’analisi dell’efficacia del vaccino è più complicata perché la capacità di seguire le infezioni è minore. L’ISS scrive che una percentuale di infezioni asintomatiche o con sintomi lievi non viene diagnosticata e questo è probabile che si verifichi più frequentemente nella popolazione giovane. Inoltre, tra i giovani non vaccinati c’è un altro elemento: lo stigma e la paura di qualsiasi restrizione alla loro vita sociale derivante da una possibile diagnosi determina una sottovalutazione del rischio. Ciò significa che il numero di casi di Covid è sottostimato e quindi le proporzioni complessive stanno cambiando. L’Iss registra una diminuzione del 68,32% del rischio di infezione per le persone vaccinate con dosi doppie rispetto a quelle che non lo fanno. Questo scende al 41,34% con una singola dose. Ma queste sono, come abbiamo detto, sottovalutazioni. Perché l’efficacia del vaccino è probabilmente molto più alta.
14 agosto 2021 (modificato il 14 agosto 2021 | 07:09)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
“Fanatico del caffè. Introverso. Organizzatore. Amichevole fanatico della birra. Tipico risolutore di problemi.”
You may also like
-
iGaming: una guida per principianti
-
La scienza delle friggitrici ad aria: i meccanismi d’azione
-
La storia delle friggitrici ad aria: come hanno cambiato la cucina casalinga
-
Concerti virtuali: trasformare le esibizioni di musica dal vivo
-
Gruppo Salcef, nuovi contratti in Italia per 150 milioni di euro